FEDERICO MAGNI
Cronaca

Risse e aggressioni dietro le sbarre: carceri lombarde come polveriere

Viaggio nelle strutture, il Consiglio d’Europa: "Situazione peggiorata"

Carcere (foto di repertorio)

Milano, 9 settembre 2017 - Sovraffollamento, difficile convivenza fra detenuti provenienti da diversi paesi del mondo, senza la presenza di mediatori, e problemi strutturali stanno trasformando le carceri lombarde in polveriere. A questo si aggiunge l’inquietante fenomeno della radicalizzazione nelle celle in seguito a infiltrazioni islamiste. Un quadro preoccupante, soprattutto in seguito alle ultime violenze avvenute recentemente nel carcere del Bassone di Como, a Opera, Cremona, Monza, Pavia e al Beccaria di Milano.

A confronto l’ultima aggressione di Renato Vallanzasca, che ha scagliato una borsa contro un agente della polizia penitenziaria, sembra una bravata. «In questi ultimi tempi il ritmo è di una rissa al giorno», commenta Davide Brianza, segretario del Coordinamento nazionale della Polizia Penitenziaria, dopo che un detenuto transessuale brasiliano nella Casa circondariale di Como ha picchiato quattro agenti mandandoli tutti all’ospedale malconci». A far scattare liti, che si trasformano presto in pestaggi, sono i motivi più banali oltre a un’endemica incapacità di convivenza fra gruppi di detenuti provenienti da diversi paesi. Come ad esempio gli “Est europei” con i magrebini. Nelle strutture lombarde sono circa 8.000 i detenuti, con gli stranieri saliti quasi al 46% del totale contro una media nazionale del 34%. Ma è il 127% in più di detenuti, rispetto ai posti disponibili, a sottolineare le evidenti difficoltà che si registrano. In un anno, secondo uno studio del sindacato Uil Polizia Penitenziaria, nelle 19 case circondariali della Lombardia si sono registrate 780 risse e 948 atti di autolesionismo.

Difficoltà anche fra detenuti minorenni, come al Beccaria, dove qualche settimana fa sono state lanciate bottiglie di plastica infuocate che hanno finito per intossicare quattro agenti. Come se non bastassero gli incendi al Beccaria è solo di qualche giorno fa la notizia di un topo che si è rosicchiato dei cavi provocando un black out mettendo a nudo gli evidenti problemi strutturali dell’unico carcere che ospita una popolazione carceraria di minorenni. In alcune strutture, come San Vittore, ci sono detenuti che non parlano né italiano né inglese con i quali gli agenti sono costretti addirittura a comunicare a gesti per farsi capire. Tra il personale delle strutture lombarde, ad esempio, non c’è nessuno che parli l’arabo o che abbia conoscenze sufficienti delle culture islamiche per evitare contatti pericolosi e spesso si deve improvvisare. A tutto ciò si aggiungono i suicidi di detenuti e agenti di polizia penitenziaria.