Giallo di Sabrina Beccalli, i parenti: "Stanchi e avviliti, vogliamo risposte"

Parlano i parenti della donna scomparsa, dopo il rapporto che conferma che le ossa sulla Panda erano umane

La Panda di Sabrina

La Panda di Sabrina

Crema, 10 settembre 2020 - «Siamo stanchi e avviliti, ma sappiamo che manca ancora parecchio prima di arrivare a mettere la parola fine a questa vicenda". I parenti di Sabrina Beccalli, all’indomani del rapporto di cinque consulenti, nel quale si afferma che i reperti ossei sono umani e non di un cane, chiedono un po’ di tranquillità. Assediati da giornalisti, ma anche da conoscenti e curiosi, non possono far altro che continuare a raccontare la loro tragedia, lunga più di tre settimane, che finalmente sta assumendo contorni più definiti. Ma adesso chiedono una tregua, pur continuando a seguire le vicende del giallo dell’estate che vede per protagonista, Sabrina Beccalli, 39 anni, scomparsa la notte di Ferragosto, bruciata nella sua auto da Alessandro Pasini, reo confesso di questo scempio, l’amico con il quale, dopo aver consumato droga nell’appartamento della ex fidanzata dell’uomo, ha probabilmente avuto un diverbio fatale.

Litigio che Pasini nega con insistenza. Lui afferma che ha trovato Sabrina stesa in bagno, con la faccia piena di sangue, uccisa da un’overdose. E questo gli ha fatto tornare alla memoria il trauma vissuto nel 2000, quando la sua compagna morì a Milano proprio per un’overdose, sulle scale della stazione di Rogoredo. Una morte drammatica della donna che gli aveva dato una figlia; un decesso del quale ancora oggi c’è chi lo accusa ingiustamente, non sapendo che lui, al momento di quella tragedia, era da tutt’altra parte, impossibilitato da tempo ad avere contatti con la donna. Quindi, del tutto ignaro di quello che lei faceva e di quello che le stava accadendo. E proprio quel ricordo, sempre secondo Pasini, lo ha portato a ideare un piano terribile: far sparire tutto, bruciare la Panda e Sabrina, far saltare l’appartamento tagliando i tubi del gas. Una versione ritenuta in gran parte assurda, ma che oggi si sta rivelando, per alcuni versi, credibile.

E proprio perché Pasini ha detto il vero di Sabrina bruciata nella Panda, che adesso si cerca di capire. Perché il cadavere è stato scambiato per la carcassa di un cane? Come mai quel che restava di Sabrina è stato visionato da un veterinario ufficiale, Giuseppe Casirani dell’Assl di Crema e non da un medico legale? Domande alle quali qualcuno dovrà dare una risposta. Per quanto riguarda i veterinari, il primo, Luigi Taccani, è andato a vedere quel che c’era nella Panda per fare un favore a un amico, non ha toccato nulla, ha guardato da un metro di distanza e ha fornito il suo parere. Sbagliato. Il secondo, inviato dalla procura, ha visto, toccato, considerato, quella domenica pomeriggio 16 agosto e poi ha concluso che quel che stava vedendo, toccando, considerando fosse un cane di media taglia, bruciato da morto, senza microchip.

Nel suo rapporto alla procura, chiedeva di poterlo smaltire per l’igiene e la salute pubblica, come la legge ordina. La procura ha visto il rapporto il 17 e ha dato il nulla osta e quello che con ogni probabilità era il cadavere di Sabrina, è stato smaltito dalla Scs di Crema. Fortunatamente qualcosa è stato conservato e su questo qualcosa verranno eseguiti gli esami per cercare di capire. Molto poco è rimasto e probabilmente molto poco si riuscirà a capire. Ma forse i cinque consulenti, tre della procura e due di parte, riusciranno a compiere il miracolo.