BEATRICE RASPA
Cronaca

Omicidio di Calcinatello: Gega rinviato a giudizio

L’albanese accusato del delitto sarà processato in Corte d’Assise. La Procura contesta la premeditazione, rigettato il rito abbreviato

Calcinatello, luogo dell'omicidio di Alfonso Kola

Calcinatello, luogo dell'omicidio di Alfonso Kola

Calcinato (Brescia) – È stato rinviato a giudizio davanti alla Corte d’Assise: inizia l’11 ottobre il processo a Petrit Gega, il 53enne albanese accusato dell’omicidio di Alfonso Kola, connazionale di 33 anni ucciso a coltellate il 31 maggio 2023 in pieno giorno di fronte al bar Papagal, nella frazione di Calcinatello. L’aggressione all’ora dell’aperitivo, sotto gli occhi di numerosi clienti che sorseggiavano una birra seduti ai tavolini esterni del locale dove la vittima, nessun problema particolare con la giustizia, “Fonzie“ per gli amici, si recava all’uscita dal lavoro. Quando Kola stava per andarsene, circa alle 18, si è imbattuto in Gega, mai visto in quel bar, che aveva con sé un coltello. Stando al pm Francesco Carlo Milanesi, che contesta la premeditazione, se l’era portato da casa per uccidere.

Di certo, quando ha visto Kola, Gega l’ha colpito più volte. Poi si è allontanato, abbandonando sia l’arma, sia il cellulare. La vittima è morta il giorno seguente in ospedale. L’aggressore, invece, è stato rintracciato e fermato dai carabinieri nella sua abitazione di Lonato del Garda. Al gip, durante l’interrogatorio di convalida del fermo, ha dichiarato di aver sentito "le voci" e di avere ucciso perché a tu per tu con "il diavolo". Sottoposto a perizia psichiatrica in sede di incidente probatorio, è stato dichiarato socialmente pericoloso. È capace di stare a giudizio, ha concluso l’esperto, ma al momento dei fatti la sua capacità di intendere e di volere risultava "grandemente scemata".

Il movente dell’omicidio non è mai stato ricostruito con certezza. Telefonate anonime ai carabinieri all’indomani del delitto avrebbero indirizzato inquirenti e investigatori verso una faida familiare risalente nel tempo per presunti debiti di droga, ipotesi rimasta priva di riscontri certi. Appare confermato, invece, che tra Gega e Kola non corresse buon sangue già dai tempi in cui si trovavano in Albania. La difesa, rappresentata dall’avvocato Gianfranco Abate ed Elena Scotuzzi, punta sull’assenza di premeditazione. Il mancato riconoscimento dell’aggravante avrebbe permesso il rito abbreviato. Un’istanza depositata - ma rigettata ieri dal gup - che però potrebbe consentire il recupero dello sconto di un terzo della pena anche in Assise. Se ne riparlerà in autunno.