“Indennità di confine” salva sanità

È la proposta dei sindacati per evitare che gli infermieri vadano a lavorare in Svizzera

I sindacati di categoria chiedono l’istituzione di una "indennità di confine" da mettere a disposizione degli infermieri per evitare che fuggano in Svizzera dove a tentarli ci sono stipendi che variano dai 3.500 agli 8mila euro al mese, anche sei volte più alti dei 1.400 euro che percepisce chi lavora negli ospedali italiani.

"Chiediamo a Regione Lombardia di intervenire e arrestare questo esodo – spiegano i rappresentanti della Uil Fpl Lario e Brianza che ieri mattina all’ospedale Sant’Antonio Abate di Cantù hanno consegnato oltre 1.100 firme raccolte tra i loro iscritti al presidente del Consiglio regionale, Alessandro Fermi – È di questi giorni la notizia che nella Confederazione Elvetica mancano 7mila tra medici e infermieri, non vorremmo che ancora una volta fosse il personale sanitaria italiano a supplire a quelle carenze". Siccome la concorrenza è economica la Uil chiede alla Regione di rispondere creando una "indennità di confine" che venga riconosciuta a medici e infermieri che decidono di lavorare nella fascia alla ridosso della frontiera, ma rimanendo in Italia. Un po’ quello che è stato fatto in questi anni con la carta sconto, oggi sostituita da una App, che entra in gioco tutte le volte che il prezzo della benzina alla pompa è troppo alto incentivando l’esodo del pieno.

R.C.