"I genitori e due bagnini da assolvere"

Tesi e richieste avanzate dai difensori.

"I genitori  e due bagnini da assolvere"

"I genitori e due bagnini da assolvere"

Quattro assoluzioni "perché il fatto non costituisce reato". Le hanno chieste ieri al giudice le difese dei due bagnini e dei genitori di Ansh, il bimbo indiano di sette anni annegato il 19 luglio 2020 nella vasca olimpionica della piscina comunale Lamarmora, ora a processo a vario titolo per omicidio colposo e omessa sorveglianza. Per la Procura, che aveva chiesto la condanna a nove mesi per il coordinatore dei bagnini, sei per il bagnino semplice di turno con lui – coinvolti anche tre addetti minorenni, posizione archiviata – e sei mesi anche per i genitori, la tragedia fu l’esito di "condotte negligenti" da parte di tutti: il personale in servizio avrebbe dovuto essere di più, la madre e il padre del piccolo, sapendo che non era in grado di nuotare, avrebbero dovuto fargli indossare i braccioli.

Stando all’avvocato Luca Broli, che assiste i bagnini, è "frettoloso addebitare agli imputati la responsabilità di una carenza organizzativa in termini di sicurezza: sarebbe spettato alla società potenziare il personale di sorveglianza in giornate affollate, tanto più che il responsabile dei bagnini più volte aveva segnalato la criticità. C’è stato un momento in cui i bagnini presenti purtroppo non avevano gli occhi sulla vasca grande, ma le indagini hanno appurato che non erano distratti dal cellulare, non è dunque imputabile loro una colpa". Per l’avvocato Emanuela Lenzi, che difende la madre e il padre di Ansh, "i genitori non avevano adeguate informazioni sulla profondità e la pericolosità della piscina olimpionica giacché non c’erano cartelli con le indicazioni". Repliche e sentenza il 20 maggio.

B.Ras.