"Uccise lui il clochard" L’Appello conferma la condanna di Rubjeka

Il procedimento rimbalzato per 20 anni tra Procura, gip, periti

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di Beatrice Raspa

La Corte d’assise d’appello ha confermato la condanna a 22 anni per Lulzim Rubjeka, 42enne albanese accusato di avere ucciso nel 1999 il connazionale Bajram Muca, morto dopo un pestaggio sotto un ponte – giaciglio di fortuna per lui e altri clochard – nelle campagne di Chiari. Il procedimento per la fine del 36enne, padre di due bimbi, arrivato da poco a Brescia per cercare lavoro nell’edilizia, è rimbalzato per 20 anni tra Procura, gip, consulenti, ed è pieno di colpi di scena.

Il 4 settembre 1999 la vittima e altri senzatetto furono aggrediti nella notte da due individui che, per impossessarsi di soldi e orologi, a loro dire rubati dal gruppetto, li pestarono e tennero in ostaggio per ore. Muca tre giorni dopo morì in ospedale. Il decesso si pensava fosse l’epilogo delle botte, ma l’autopsia evidenziò una meningo-encefalite letale, mai diagnosticata prima. Di recente però un’altra consulenza eseguita dal professor Francesco De Ferrari ha riportato in auge l’evento violento come causa della morte, riaprendo di fatto i giochi. Nel frattempo Rubjeka tornò in Albania. Nei suoi confronti fu emessa un’ordinanza di custodia in carcere. Rimasto per un periodo latitante, nel 2016 fu arrestato. Ma il Riesame, non ravvisando più le esigenze cautelari essendo l’evento lontano nel tempo, lo rimise in libertà.

Nel 2017 il pm Caty Bressanelli ereditò il fascicolo e chiese l’archiviazione. Ma il gip dispose nuove indagini. Una nuova consulenza necroscopica curata dai medici legali Dario Raniero e Matteo Brunelli ha avvallato la tesi della morte violenta. Nell’ambito del processo di primo grado è stato rintracciato e indagato per omicidio in concorso un connazionale 40enne ex amico dell’imputato, Andi Rexhepi, conosciuto tra i clochard con il soprannome di Adi, fino a quel momento non identificato. "Io quella notte dormivo nel tunnel. Ma non ho picchiato Muca. Muca ha colpito per primo Adi, che lo accusava di avere rubato soldi e un orologio. Dopo la lite noi due siamo scappati con i soldi. Non ricordo però di aver visto nessuno ferito".

L’avvocato Iuliana Dushaj che assiste Rubjeka – in Albania a piede libero – ai giudici di secondo grado aveva chiesto una nuova perizia. Istanza respinta. Per la difesa l’imputato andava assolto. La Corte ha però confermato la sentenza del marzo 2021.