"Era stato provocato e voleva ucciderlo", condannato a 15 anni

Le motivazioni della condanna inflitta a Renat Hadzovic, il 29enne rom che a San Polo falciò il cognato

La vittima Omar Ghirardini (Ansa)

La vittima Omar Ghirardini (Ansa)

Brescia -  Il cognato quando lo ha cercato con l’auto e investito voleva ucciderlo. Ma era stato “provocato“ e ha agito “in stato d’ira, sollecitato dai contegni scomposti, aggressivi e intrusivi di Ghirardini“. Così ha scritto il gup Paolo Mainardi nelle motivazioni della condanna a 15 anni inflitta lo scorso gennaio a Renat Hadzovic, il 29enne rom che la sera del 3 gennaio 2020 in via Maggia, a San Polo, falciò il cognato sinti Omar Ghiardini, 35 anni. Piccoli precedenti, l’imputato era accusato di un omicidio volontario aggravato dalla minorata difesa della vittima (per le condizioni di buio e luogo).

Una vendetta per una faida familiare, era la tesi del pm Barbara Benzi, messa in atto dopo che Ghirardini qualche minuto prima – erano circa le 18,45 - aveva dato in escandescenze per il mancato invito a una festa di compleanno nel campo rom di via Borgosatollo, dai parenti della moglie. Padre di cinque figli, pluripregiudicato per furti, il 35enne aveva reagito allo sgarbo distribuendo coltellate a destra e a manca ai cognati. Tra cui a Hadzovic, il quale poi si era messo al volante della sua Bmw X6, aveva seguito il parente che si incamminava verso casa e l’aveva travolto a 70-75 km/h, scaraventandolo contro il muretto del campo da rugby. Per gli avvocati Enzo Trommacco e Chiara Pontoglio, che hanno già depositato il ricorso in appello, si è trattato di un omicidio preterintezionale. Ma per il gup la riqualificazione "non può avere cittadinanza", si legge nelle 20 pagine, la volontarietà del gesto è chiara. Tuttavia è "indiscutibile che sia stato proprio Ghirardini a innescare il contesto aggressivo allorché...si presentava dagli Hadzovic, adirato per il solo fatto che la moglie si era recata con i figli a una festa".