Roncadelle, libera il figlio dopo 18 ore di terrore. Il padre: "Sono pentito"

Sta bene il bimbo di 4 anni rapito dal papà durante l'incontro in una struttura protetta di Rodengo Saiano. "Sarà arrestato ma è anche un uomo in difficoltà"

Roncadelle (Brescia) - Non si è reso conto di nulla il bimbo di quattro anni che il padre, Marius Bruma, ha rapito mentre entrambi erano in una struttura protetta a Rodengo Saiano dove normalmente si svolgono incontri tra genitori separati e figli, alla presenza di una assistente sociale. La modalità dell’incontro era stata a suo tempo decisa dal Tribunale per i minorenni di Brescia. A un certo punto il 35enne ha interrotto l’incontro e ha mostrato all’assistente sociale una pistola. Poi si è dato alla fuga col piccolo, con cui si è diretto a casa sua in via Tienanmen a Roncadelle. E lì è iniziata una lunghissima nottata di paura e mobilitazione.

Bruma si è asserragliato in casa, lasciando il piccolo nella sua stanza, dove ha mangiato e dormito, senza rendersi conto per fortuna di nulla. Per ottenere la liberazione del bambino è stato provvidenziale il lavoro dell’Arma dei carabinieri, che ha messo in campo decine di uomini, tra cui specialisti dell’antiterrorismo e un mediatore in grado di gestire situazioni di crisi. Tutto il quartiere è stato interdetto al traffico e ai residenti è stato chiesto di stare in casa. Solo alle 10.36 del mattino, grazie alla mediazione dell’avvocato Alberto Scapaticci, entrato in casa con i militari, il romeno ha rilasciato il figlio, preso in braccio da una educatrice, che lui conosce bene. Poi è stato riportato alla mamma. Quasi diciotto ore dopo la brusca fine di quel colloquio. "Sono pentito", ha detto Bruma tra le lacrime consegnandosi ai militari.

"Il nostro assistito - hanno spiegato gli avvocati Chiara Belandi e Alberto Scapaticci – è andato d’accordo con la madre di suo figlio fino allo scorso anno. Poi lei è andata in Romania col bimbo". E la situazione si è fatta drammatica. Da qualche tempo mamma e piccolo vivono infatti in un centro protetto in provincia di Bergamo. Questo dopo che lo scorso novembre Bruma, esasperato dal fatto di non poter vedere il figlio, aveva fatto irruzione nello studio del legale della moglie 27enne, sua connazionale. Pochi minuti, fino all’arrivo dei carabinieri di Iseo. Ma sufficienti a rimediare un’accusa di lesioni aggravate. Trascorsi alcuni mesi in prigione, è stato posto ai domiciliari nella casa di famiglia. Ha così potuto cominciare a vedere il bimbo, nelle modalità decise dai giudici.

Non risultano, nel suo passato, episodi di maltrattamenti. "La signora ha impedito a Bruma di vedere il figlio, sua ’unica ragione di vita’ – secondo i legali dell’arrestato –. E non ha aggredito l’educatrice a Rodengo Saiano, ce lo ha confermato lei stessa". "La questione si è risolta – ha rimarcato il procuratore capo di Brescia Francesco Prete – ora cercheremo di capire le motivazioni di un gesto dissennato, ma che è anche quello di un padre in difficoltà Tecnicamente è un sequestro di persona e sarà arrestato".