Iseo, uccisa a coltellate da un paziente: la psicologa poteva sfuggire al killer

Sette indagati. Il pm: pericoloso, ma non lo capirono

I rilievi a Cascina Clarabella

I rilievi a Cascina Clarabella

Brescia, 2 marzo 2018 - Ci sono altre sette persone iscritte nel registro degli indagati per la morte di Nadia Pulvirenti, la 25enne terapista dipendente della comunità Cascina Clarabella di Iseo, nel Bresciano, uccisa a coltellate all’inizio del febbraio 2017 da un suo paziente, il 54enne marocchino Abderrahim El Mouckhtari. Si tratta di medici della Asst (l’ex Asl) della Franciacorta, tra loro anche quelli impegnati nel centro psicosociale che seguiva l’omicida, e dei vertici della Cascina Clarabella. Concorso colposo nella commissione di un delitto doloso: è l’accusa nei loro confronti avanzata dal sostituto procuratore Erica Battaglia titolare dell’inchiesta sull’omicidio. «L’indagine è appena all’inizio – spiega l’avvocato Angelo Villini, il legale incaricato dall’Asst di Franciacorta di seguire la vicenda – Il lavoro degli inquirenti è iniziato nei mesi scorsi con il prelievo di alcuni documenti utili per fare chiarezza su tutta la vicenda». La Procura di Brescia vuole fare luce sulle eventuali responsabilità di chi avrebbe dovuto conoscere la pericolosità del 54enne marocchino. «Questo è quello che a vario titolo la Procura contesta ai sette indagati», conferma l’avvocato Villini. Obiettivo di questo filone di indagine è quello di capire se il 54enne nordafricano poteva essere fermato prima di aggredire e accoltellare a morte Nadia Pulvirenti. Sotto la lente degli inquirenti c’è proprio la modalità con cui El Mouckhtari sia riuscito a impossessarsi del coltello. Al vaglio del magistrato c’è inoltre il percorso di terapia cui è stato sottoposto l’uomo, per capire come potesse avere un’arma nonostante la sua condizione psichiatrica.

Mentre questo secondo filone di indagine prende forma, prosegue il procedimento nei confronti di El Mouckhtari. Il 54enne marocchino, arrestato subito dopo il delitto mentre vagava nei pressi della struttura di Iseo e ora ospite nell’ospedale psichiatrico giudiziario mantovano di Castiglione delle Stiviere (già in passato era stato detenuto nel ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino), il prossimo 19 aprile sarà davanti al gip Alessandro Di Fazio per il processo, che si celebrerà con il rito abbreviato. Il giudice nell’ultima udienza ha disposto una perizia psichiatrica sull’imputato, per valutare la sua capacità di stare a processo e la sua pericolosità sociale. L’uomo, negli interrogatori, non aveva mai giustificato quel raptus, dicendo di non ricordare nulla di quanto avvenuto in quei minuti. Parti civili nel processo penale a carico dell’omicida marocchino si sono costituiti i familiari di Nadia Pulvirenti e pure il ragazzo con cui conviveva da qualche tempo.