Epidemia nella Bassa bresciana, lo spettro della legionella

Duecento malati di polmonite, la Procura apre un’inchiesta L’assessore regionale Gallera: "Siamo certi, l'origine dell’infezione è batterica"

Controlli sull'acqua

Controlli sull'acqua

Brescia, 11 settembre 2018 - Salgono a tre i casi di legionella accertati nel Bresciano da quando è scoppiato il caso polmonite, il 2 settembre. Un 55enne di Carpenedolo, già ricoverato a Montichiari, è stato trasferito al Policlinico di Milano. È ancora da accertare, però, il patogeno che ha provocato i casi di polmonite registrati negli ospedali della Bassa bresciana e del Mantovano in poco più di una settimana.

Casi in continuo aumento: ieri si è raggiunta quota 200. L’assessore regionale alla salute, Giulio Gallera, si è sbilanciato dichiarando: «Abbiamo la certezza che si tratti di polmonite batterica». «Sono in aumento i casi legionella e questo ci fa pensare che il batterio in questione sia proprio questo». Intanto la Procura di Brescia ha aperto un fascicolo ipotizzando il reato di epidemia colposa. A coordinare le indagini affidate al Nas dei carabinieri è il sostituto procuratore Maria Cristina Bonomo. Il magistrato, che già sabato ha ricevuto i primi atti relativi alla vicenda, al momento non ha iscritto alcuna persona nel registro degli indagati. In Procura si attendono i primi risultati relativi alle analisi effettuate sull’acqua prelevata dai tecnici dell’Ats. Il pubbliclo ministero titolare dell’indagine ha inoltre chiesto una mappatura della rete idrica della zona dove l’acqua che serve la popolazione viene pescata anche da alcuni pozzi. Al vaglio della magistratura anche l’ipotesi che l’acqua di falda possa essere stata contaminata da reflui zootecnici, provenienti dai tanti allevamenti di suini presenti in zona e smaltiti non sempre nel rispetto delle regole.

Due intanto i decessi, che, secondo l’autopsia, non sarebbero però direttamente collegati alla polmonite. Calvisano, Carpenedolo e Montichiari sono le zone più interessate; a Mantova, ieri sono stati registrati 6 nuovi casi. Le indagini dell’Ats si sono rivolte subito sulla rete idrica, ma l’acqua potabile non dovrebbe essere imputata. La zona della Bassa presenta forti criticità in termini di inquinamento delle acque, ma la falda da cui pesca l’acquedotto è abbastanza profonda, a 150 metri, e non intercetta corsi d’acqua superficiali che possano essere contaminati. Inoltre il ciclo idrico dei comuni coinvolti è gestito da società diverse, per cui è poco probabile che ci sia un problema comune. Diverso il discorso dei pozzi privati, che attingono dalla falda più superficiale e su cui i gestori non hanno competenza. C’è da dire che il batterio della legionella si contrae per inalazione. Per avere delle risposte più precise bisogna aspettare gli esiti delle analisi, che dovrebbero arrivare nel fine della settimana. Nel frattempo, si iniziano a valutare anche altre ipotesi. L’assessore regionale al welfare Giulio Gallera è in stretto contatto con Ats Brescia. Il Pd ha chiesto che l’assessore riferisca in Consiglio sull’emergenza. I sindaci, intanto, invitano ad evitare allarmismi e hanno rassicurato che la situazione nelle scuole è sotto controllo.