Omicidio di Frank e Giovanna Seramondi: in tribunale i tre presunti killer dei coniugi

Mercoledì sera Marco, il figlio dei coniugi uccisi, ha deciso di far ripartire l’attività di PAOLO CITTADINI

Francesco Seramondi e la moglie Giovanna Ferrari (Fotolive)

Francesco Seramondi e la moglie Giovanna Ferrari (Fotolive)

Brescia, 1 aprile 2016 - E' in programma questa mattina nel tribunale di Brescia l’udienza preliminare a carico di Muhammad Adnan, Sarbjit Singh e Santokh Singh, detto Wiky, i tre stranieri (il primo è un cittadino pachistano, mentre gli altri due sono indiani) ritenuti i responsabili materiali del duplice omicidio di Francesco «Frank» Seramondi e della moglie Giovanna Ferrari, uccisi a colpi d’arma da fuoco nella loro pizzeria da asporto lo scorso 11 agosto. La colpa di Frank: quella di guadagnare di più rispetto al dirimpettaio Adnan, che per questo motivo pianificò (poche settimane prima fu ferito un dipendente albanese di Francesco Seramondi) e portò a compimento la spedizione punitiva.

Quello che si apre oggi con l’udienza preliminare non è l’unico procedimento penale per il fatto di sangue. Il 13 maggio a processo andranno infatti i due indiani Gurjeet Singh e Jasvir Lal. Il primo dovrà rispondere di concorso in omicidio, per aver fornito al gruppo di fuoco di via Vallecamonica il fucile a canne mozze utilizzato per l’omicidio e acquistato proprio dal secondo alla sbarra. Infine prenderà il via nel 2017, il 26 gennaio il processo per Gurinderjeet Singh, per l’unico italiano coinvolto Costantino Defrassu e per il quinto indiano Harjap Singh. Per gli inquirenti in tempi diversi per le loro mani sarebbero passate le armi (un fucile e una pistola) usate per uccidere i coniugi Seramondi e per ferire il loro dipendente, l’albanese Arben Corri.

La pizzeria d'asporto dei Seramondi in via Vallecamonica è stata per anni un punto di riferimento per i nottambuli di Brescia e provincia. E dopo il duplice omicidio la saracinesca è rimasta chiusa. Mercoledì sera Marco, il figlio dei coniugi uccisi, ha deciso di far ripartire l’attività. «Ho deciso di riaprire per loro – ha spiegato Marco Seramondi a chi gli ha chiesto il perché di questa iniziativa –. Qui i miei genitori ci hanno messo la passione, il sudore e pure il sangue». Decine le persone che nella prima sera di nuova apertura hanno voluto essere presenti. A lavorare nel retrobottega a impastare e infornare c’era pure Arben Corri, il dipendente di origine albanese della pizzeria da Frank, che era stato ferito a luglio mentre tornava a casa da chi solo qualche giorno dopo avrebbe ammazzato i suoi datori di lavoro.