Omicidio Bailo, niente dubbi: Manuela fu sgozzata

Brescia, l’autopsia conferma l’accusa: l’ex l’ha uccisa deliberatamente

Rilievi a Ospitaletto, dove Fabrizio Pasini (sopra) ha ucciso Menuela Bailo (sotto)

Rilievi a Ospitaletto, dove Fabrizio Pasini (sopra) ha ucciso Menuela Bailo (sotto)

Brescia, 20 novembre 2018 - Manuela Bailo è morta dissanguata con la gola recisa da un colpo di arma bianca che le ha inferto Fabrizio Pasini, il suo assassino, dopo essere stata probabilmente spinta dalle scale. Queste le conclusioni dell’autopsia eseguita sul cadavere della 35enne di Nave (in provincia di Brescia) uccisa nella notte del 28 luglio dal sindacalista della Uil (poi licenziato) di 48 anni, sposato e padre di due figli, con cui da qualche tempo aveva una relazione. Il suo corpo venne ritrovato solo il 20 agosto all’interno della vasca per i liquami di una cascina in provincia di Cremona dove Pasini, dopo avere mandato una serie di sms dal telefono di Manuela ad amici e familiari della vittima, l’aveva abbandonato un paio di giorni dopo l’omicidio. La relazione del medico legale conferma quindi la ricostruzione fatta dalla procura di Brescia secondo cui Pasini quella notte ha deliberatamente ucciso Manuela sferrandole un colpo che le ha sezionato completamente la carotide, provocandole una emorragia che non le ha dato scampo.

Secondo il medico legale infatti non ci sarebbe stata agonia: la donna dopo essere stata sgozzata – l’arma però non è mai stata ritrovata – è morta rapidamente.

L’esame autoptico eseguito alcuni giorni dopo il ritrovamento del corpo in avanzato stato di decomposizione ha inoltre evidenziato che le due fratture individuate sul cranio di Manuela sono compatibili con una caduta dalle scale. Fabrizio Pasini, in carcere dal 20 agosto, ha sempre raccontato di avere spinto la sua amante giù dalle scale dell’abitazione della madre a Ospitaletto e di essersi accorto che la ragazza aveva perso molto sangue soltanto quando l’aveva raccolta da terra e portata in un piccolo bagno nell’interrato della casa. Per il medico legale però quella caduta non può essere stata la causa della morte della trentacinquenne impiegata del Caf della Uil di Brescia. Nuovi elementi in grado di corroborare la tesi della procura di Brescia potrebbero arrivare già nei prossimi giorni da Parma dove i carabinieri del Ris stanno eseguendo una serie di approfonditi accertamenti su oggetti e materiale biologico individuato e recuperato all’interno dell’abitazione di Ospitaletto, teatro dell’omicidio.