Iushra, verità appesa a un telefono

Al setaccio le celle per scoprire chi era presente sull’altipiano quando sparì

Mohamed Liton, il papà di Iushra

Mohamed Liton, il papà di Iushra

Brescia, 21 novembre 2018 - Chi girava nei boschi di Serle e Cariadeghe la mattina del 19 luglio? Il caso di Iushra Gazi, l’undicenne autistica svanita nel nulla quattro mesi fa mentre era in gita con altri minorenni e gli educatori della Fopab-Anffas, potrebbe trovare qualche risposta dalle celle telefoniche.

La Procura ha chiesto ai gestori di telefonia i tabulati delle utenze cellulari agganciate nel comprensorio di Serle, a una trentina di chilometri da Brescia, il giorno in cui la ragazzina era sfuggita agli educatori. L’obiettivo è realizzare un monitoraggio completo delle presenze sull’altipiano, 750 ettari di parco naturale costellati di buchi e anfratti, privi peraltro di copertura mobile. I titolari dell’inchiesta, i pm Donato Greco e Carlo Bassolino, vogliono capire se tra i telefoni che hanno agganciato le celle il 19 luglio vi fosse quello di qualche personaggio sospetto o coinvolto in vicende giudiziarie legate a minorenni. Un lavoro difficile. La pista che si sta percorrendo, sebbene al momento manchino evidenze concrete e il fascicolo sia aperto per lesioni colpose, è che Iushra nei boschi possa avere incontrato qualcuno che poi l’ha fatta sparire. Per il padre Mohamed Liton, l’unica ipotesi che regge: «Mia figlia è stata cercata dappertutto da migliaia di professionisti, lassù non c’è. Se la sono portata via».

Un mistero considerato che l’accesso a Cariadeghe è consentito solo a veicoli autorizzati, il cui elenco da subito è finito in mano ai carabinieri. E a scioglierlo non contribuiscono nemmeno le telecamere, giacché l’ingresso all’altipiano non è sorvegliato. «Le uniche si trovano a valle, all’inizio e a metà del paese di Serle» spiega il sindaco Paolo Bonvicini. L’ultimo presunto avvistamento di Iushra rimane ad oggi dunque quello di Enrico Ragnoli, un 32enne del luogo già noto alle forze dell’ordine inizialmente ritenuto poco attendibile. Un mistero nel mistero. La scorsa estate l’uomo, da qualche settimana è in cella per rapina, aveva riferito di avere notato la ragazzina a un’ora di cammino dal luogo dell’allontanamento, in località Castello, in un’area persino più impervia. «Era seduta e si girava i pollici, poi è corsa di là, verso Botticino» aveva detto e ha ripetuto lunedì in carcere al pm Carlo Bassolino, che ora lo considera credibile. Se pure questi ultimi accertamenti andassero a vuoto l’intenzione è modificare l’ipotesi di reato in omicidio colposo. Contestazione che la Procura potrebbe muovere agli operatori della Fopab – le posizioni sono al vaglio - per i quali si profila un’iscrizione al registro degli indagati. Per la famiglia Gazi invece, che ha sporto denuncia, la onlus deve rispondere di abbandono di incapace.