Iseo, migranti a chiedere l'elemosina: "Veniamo in treno senza pagare"

"A Iseo veniamo in treno – spiegano - non paghiamo mai il biglietto, tanto non abbiamo documenti. La cosa peggiore che ci fanno è farci scendere"

Elemosina (foto d'archivio)

Elemosina (foto d'archivio)

Iseo, 11 ottobre 2016 - Mahmud vive in un appartamento in Franciacorta con altri cinque uomini. Proviene dal Senegal e ha, a suo dire, 24 anni anche se sembrano molti meno. Usman, è nigeriano e ha 21 anni. Babu, del Mali, dichiara di averne 29. Abitano in due diversi alloggi in città. Sono tutti richiedenti asilo, ospiti di case gestite da cooperative di cui loro non conoscono nemmeno il nome. Tutti e tre ogni giorno arrivano a Iseo in treno. E lì: fuori dai supermercati, nei parcheggi e agli angoli della strada, chiedono l’elemosina, cercando di non farsi cogliere sul fatto dalla polizia locale o da altre forze dell’ordine. «A Iseo veniamo in treno – spiegano - non paghiamo mai il biglietto, tanto non abbiamo documenti. La cosa peggiore che ci fanno è farci scendere». Una volta giunti nella capitale del Sebino ognuno fa quel che può. Mahmud aspetta le signore che hanno fatto la spesa e le aiuta a mettere le borse in macchina. Si accontenta di prendere il soldo che si trova nel carrello. Qualcuna gli lascia affettato di tacchino, tonno, pane o altro. «Per noi un grosso problema è il cibo – racconta –, quando ci portano il pasto spesso c’è la pasta. Non la digeriamo. Basterebbe sostituirla col riso». Usman a casa ha moglie e figli. Fa parcheggiare i turisti. «Quello che racimolo lo mando a casa – sottolinea – la mia famiglia è povera». Babu vorrebbe lavorare. «Al mio paese facevo il manovale – conclude –, mi piacerebbe tornare all’opera. Ma nessuno mi vuole perché non sono ancora in regola».