Il padre di Jessica, pestata a morte: "Sangue sul viso non analizzato"

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Ascoltato per la prima volta in Procura come persona informata dei fatti sull’omicidio della figlia Jessica, Giovanni Mantovani ripercorre l’ultimo giorno in cui l’ha vista viva. Fa il nome di un testimone: un uomo che tempo prima avrebbe assistito a un brutto litigio tra Jessica e Giancarlo Bresciani, il 52enne di Prevalle indagato per omicidio e occultamento di cadavere con il vicino Marco Zocca, 24. Il teste avrebbe visto Bresciani brutalizzare la donna in un bar, circostanza di recente confermata al pm Gianluca Grippo.

Sono le ultime novità sul delitto della 37enne di Villanuova sul Clisi, trovata morta il 13 giugno 2019 nel canale della centrale Dwk di Prevalle. Non una morte per annegamento ma per un pestaggio, evidenziò l’autopsia, tanto che la donna aveva naso e due costole rotte. Il padre, che attende giustizia, nei giorni scorsi è stato convocato in Procura.

Al pm ha raccontato che nel pomeriggio del 12 giugno accompagnò la figlia da Bresciani. Per l’accusa nella stessa casa, a consumare coca, c’era Zocca. Alle 20.30 Jessica lo chiamò dal telefono dell’amico per rincasare, il padre le disse di aspettarlo. Un’ora dopo, Bresciani gli riferì che lei se n’era già andata.

Gli indagati finora hanno negato responsabilità, ma nell’abitazione del cinquantenne è stato trovato sangue della vittima. E sul materasso, in camera, è mescolato a un profilo genetico riconducibile a Zocca. La famiglia aveva chiesto la riesumazione del cadavere per capire se sotto le unghie fosse rimasto materiale biologico analizzabile, ma l’istanza è stata respinta: il corpo sarebbe rimasto in acqua troppo a lungo. Il signor Giovani sospira: "Su occhi e naso c’è sangue secco. Perché non è stato analizzato dal Ris?".