Brescia, manichino messo in salvo al buio: test per l’elisoccorso in notturna

Addestramento speciale per medici e infermieri del servizio di prima emergenza "Dal 2017 passi da gigante"

Elisoccorso

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Brescia - Il servizio di prima emergenza ora punta non solo sulla tecnologia e sulla professionalità, ma anche sulla gestione centralizzata delle informazioni. Parola di Angelo Giupponi, il direttore regionale dell’elisoccorso, a Brescia in occasione dell’addestramento speciale riservato al personale per migliorare l’efficacia e la tempestività dei voli notturni. Il nuovo super elicottero AW139 dal 6 aprile in servizio al 118 di Brescia l’altra sera ha fatto più volte la spola tra il Civile e l’ex cava di Collebeato per recuperare un infortunato. Era un’esercitazione per medici e infermieri che a turno, con la supervisione degli esperti del Soccorso alpino nazionale (Cnsas), hanno affrontato il salvataggio di un manichino di 60 chili calandosi nel vuoto al buio con il verricello e sperimentando l’atterraggio su un solo pattino in un luogo impervio.

Dopo il debutto a Brescia nel 1987, l’elisoccorso ha fatto passi da gigante. Nel 2016 e nel 2017 ha visto l’introduzione sperimentale delle uscite notturne, definitive dal 2018. L’inconfondibile elicottero giallo nel 2019 ha effettuato 480 missioni di notte su un totale di 1,421, nel 2020 457 (su 1.428) nel 2021 451 (su 1.395) e quest’anno, tra gennaio e agosto, 292. "I miglioramenti sono misurabili", hanno detto il direttore del servizio di Brescia, Marco Botteri, e la responsabile medica dell’elisoccorso Paola Bera, i coordinatori infermieristici, gli istruttori del Cnsas e il presidente provinciale del Soccorso Alpino Angelo Mazzucchelli.

«Dagli atterraggi in siti censiti illuminati si è passati ai visori notturni sugli elicotteri, poi agli atterraggi fuoricampo, e ora al verricello e all’hovering". Sono cinque le basi in Lombardia, poche se rapportate alle richieste d’intervento, soprattutto in estate, nei finesettimana. «I conti li facciamo a fine anno ma già sappiamo che le richieste continuano a salire, c’è stato in particolare un picco su laghi, fiumi e montagne – ha spiegato Giupponi – Solo la montagna assorbe mille uscite su una media di 6mila annuali, e in estate tocca il 20 per cento. Poi dobbiamo contare gli infortuni. Quell’8-10% di cosiddette richieste improprie, missioni interrotte perché l’emergenza si è ridimensionata. Per fortuna in controtendenza ci sono gli interventi in autostrada, drasticamente ridotti con gli autovelox".