Corruzione, in 13 verso il processo: coinvolti tre finanzieri

La Procura di Brescia ha chiuso le indagini

Il tribunale di Brescia

Il tribunale di Brescia

Brescia, 16 settembre 2019 -  Caso della mazzetta incassata dal luogotenente delle Fiamme Gialle di Chiari, Antonio Romano, il pm della Dda Roberta Panico ha chiuso l’inchiesta per corruzione che il 7 maggio scorso aveva fatto finire in manette 7 persone e 13 complessivamente sotto indagine. Ed è pronta a chiedere il processo. Gli arrestati (ora fuori dal carcere, chi ai domiciliari, chi sottoposto all’obbligo di firma) erano Natalina Noli, ragioniera titolare dello Studio 88 srl di Castrezzato, l’imprenditore edile Mauro Sala, il commercialista Giorgio Passeri, tre finanzieri della Tenenza clarense - il luogotenente Antonio Romano con il collega Antonio Piccolo e Marco Gisonna, militare in pensione - , e ancora, il comandante della Locale di Castrezzato Matteo Olivari. Destinatario di una misura - una sospensione dal proprio esercizio - anche un funzionario dell’Agenzia delle entrate, Davide Scifo. L’indagine, avviata proprio dalla Finanza di Chiari, avrebbe accertato tra il 2017 e il 2018 una collusione tra consulenti, investigatori, un imprenditore e il Fisco. Ma anche tra due noti avvocati penalisti, padre e figlia sospettati di favoreggiamento per avere occultato documenti e aiutato gli indagati a depistare la Procura suggerendo di non usare i telefoni e bonificare le auto da “cimici”.

Al centro dell’inchiesta, una mazzetta da 60mila euro transitata tra la fine del dicembre 2017 e il gennaio 2018 dall’imprenditore Sala all’ufficiale Romano tramite la ragioniera Noli – questa la versione dell’accusa - tangente che il finanziere ha ammesso di aver incassato ridotta di un terzo. La corruzione, scrive la Procura, si sarebbe sostanziata così: Sala si accordava con Noli di retribuire Romano «affinché omettesse o ritardasse» la verifica fiscale delle sue società, quindi Noli si accordava con Romano per la dazione da parte di Sala, Sala consegnava a Noli i 60mila euro per Romano, infine Romano riceveva da Noli la somma. Piccolo risponde invece di rivelazione di segreti d’ufficio e induzione indebita: informava la ragioniera dell’indagine in corso, è convinto il pm, e in più avrebbe indotto la collega a un comportamento illecito per fare arrestare il collega. «Io e te siamo amici, adesso mi devi dare una mano a fregare Romano, perché io questa volta non lascio perdere...adesso o lui o dentro io...» dice, intercettato. E ancora, al funzionario dell’Agenzia entrate è contestato di aver ricevuto dal commercialista Passeri «denaro o altre utilità» per fornire informazioni anagrafiche e reddituali attinte dall’anagrafe tributaria. Quanto a Olivari, rischia un’accusa per favoreggiamento: avrebbe aiutato Noli ad eludere le investigazioni riferendo informazioni riservate. Idem Gisonna, che l’avrebbe aiutata pure a criptare i messaggi per non essere intercettata e le avrebbe proposto di bonificare lo studio da microspie. Il militare in pensione risponde pure di accesso abusivo ai sistemi informatici perché avrebbe consultato la banca dati riservata alle forze dell’ordine «al fine di attingere informazioni riguardo il suo status di indagato». A Sala e Piccolo, infine, è contestata la detenzione abusiva rispettivamente di otto fucili e munizioni varie.