Comunità e centri diurni "Soli e con costi lievitati"

Per le strutture che si occupano di aiutare gli “ultimi“ una doccia fredda: la Regione non darà ristori a chi ha continuato a lavorare nonostante il Covid

Migration

di Federica Pacella

Nessuna copertura per gli extra-costi legati a Covid-19 sostenuti dalle comunità residenziali e centri diurni che si occupano di salute mentale, contrasto alle dipendenze, inclusione sociale. Una doccia fredda quella che è arrivata con una mail dell’1 dicembre dalla Regione a diverse cooperative sociali bresciane che, con l’emergenza Covid, non solo non hanno chiuso (e quindi non riceveranno i ristori), ma hanno addirittura incrementato il lavoro.

"Ci sono situazioni in cui il budget è stato speso e c’è stata anche un’iper-produzione – spiega Alberto Festa, presidente Federsolidarietà Brescia – ma gli importi sono rimasti quelli del 2019, quindi non sarà erogata integrazione, neanche per l’acquisto dei Dpi". Un caso è quello di Comunità Fraternità, che conta 4 strutture residenziali, 2 centri diurni più una serie di servizi (383 persone seguite nel 2019). "Abbiamo sforato il budget di quasi 60 mila euro in più – sottolinea Benedetta Verità, amministratrice delegata – ma non ci saranno riconosciuti".

Il tema è all’ordine del giorno anche di Ats, che dovrebbe confrontarsi con Regione la prossima settimana. L’emergenza sanitaria, in realtà, va ad acuire il problema cronico della discrepanza tra budget regionale e posti autorizzati. Con Covid si è aggiunto un grado di difficoltà ulteriore: il lockdown per le comunità residenziali non si è mai concluso e gli operatori hanno rappresentato l’unico punto di riferimento di pazienti fragili. "Abbiamo predisposto stanze per isolamento e quarantena - spiega Verità - tenere in isolamento pazienti con disabilità è la cosa più difficile".

La cooperativa, che ha un proprio servizio infermieristico, si è dotata anche di un laboratorio all’esterno della comunità psichiatrica per l’esecuzione di test diagnostici. Non sono per ora arrivati, invece, da Ats i test rapidi che, come in Rsa e Rsd, dovrebbero essere fatti ogni due settimane anche nelle altre comunità del sistema socio-sanitario. Da parte sua, Federsolidarietà, con Confcooperative, sta lavorando a più livelli per risolvere le varie istanze che stanno emergendo. "Vogliamo arrivare preparati ad una terza ondata – spiega Festa – monitorando le esigenze delle cooperative del territorio".

Circa le Rsa, nel Bresciano il bilancio è tutto sommato positivo per questa seconda ondata, con una gestione tempestiva dei pochi focolai rilevati. Secondo i dati di Ats Brescia, nel mese di novembre si sono registrati 34 decessi sui 288 ospiti positivi sui 6.200 totali; non è stato tuttavia registrato nessun incremento di mortalità rispetto agli anni precedenti.