Cecchini infallibili, forti, determinati. I super militari dell’antiterrorismo bresciano

Città a rischio con difesa speciale. Il comandante Luciano Magrini la racconta

I militari in azione

I militari in azione

Brescia, 14 giugno 2017 - "Il limite dell'età - dice il comandante provinciale dei carabinieri di Brescia, colonnello Luciano Magrini - è un requisito basilare. E poi per farne parte serve un addestramento intensivo che potenzi forza fisica, tenuta psicologica, abilità di sparare e utilizzare armi speciali". Dopo gli attentati nelle capitali europee, anche l’Italia si è dotata di un piano antiterrorismo. E nei capoluoghi considerati più a rischio radicalizzazione, un anno e mezzo fa sono state istituite le Api, aliquote di primo intervento dei carabinieri con funzione anti-Isis, in grado di operare in scenari d’emergenza, combattere corpo a corpo e salvare i civili.

Tra i centri urbani nella lista nera c’è appunto Brescia, territorio sul quale si sono concentrate indagini giudiziarie importanti. "La presenza dell’aliquota presso il nostro comando se da un lato preoccupa dall’altro rassicura - spiega Magrini -. Si tratta di una decina di uomini, in gran parte provenienti dall’ambito territoriale perché la conoscenza approfondita degli scenari d’intervento è strategica, con il compito di sorvegliare costantemente gli obiettivi sensibili della provincia, anche se si concentrano soprattutto sulla città". Alle dipendenze del Radiomobile della compagnia cittadina - a guidarlo, il tenente Pietro Calabrò - i super militari sono dotati di equipaggiamenti ed armamenti particolari e intervengono in situazioni di allarme in pochi minuti.

"Sono uomini altamente specializzati che operano in chiave preventiva e in caso di emergenza garantiscono un primo intervento qualificato in attesa dell’arrivo sul posto dei reparti del Gis, punta di diamante delle unità antiterrorismo dell’Arma" continua il comandante. Proprio dagli operatori del Gis le unità Api ricevono un addestramento intensivo e con i colleghi rimangono in contatto per aggiornarsi e realizzare una osmosi operativa. Gli angeli custodi anti kamikaze infatti prima di diventare tali si sottopongono a un mese di lavoro massiccio per rafforzare fisico, resistenza, abilità di utilizzo di armi, capacità di mantenere nervi saldi. A livello nazionale collaborano con i carabinieri delle Sos (Squadre operative di supporto) e si coordinano con i nuclei specializzati della Polizia. A Brescia li si è visti all’opera solo in grandi manifestazioni. E dotati come sono di uniforme da ordine pubblico, giubbotti antiproiettile, caschi, armi di maggior capacità offensiva e e Suv blindati, non sono passati inosservati. "Al momento l’aliquota è impegnata in un monitoraggio per individuare gli obiettivi sensibili, un lavoro al quale i cittadini possono offrire un importante contributo segnalando anomalìe - prosegue Magrini -. Non sono state ravvisate criticità ma certo Brescia, con un’alta concentrazione di stranieri, anche se ben integrati, va tenuta d’occhio".