Alluvione in Valcamonica, la paura non è passata: "Da quella notte non dormo più"

Decine di sfollati, ma il paese travolto dal maltempo a fine luglio prova a rialzarsi e si rivolge allo Stato: "Abbiamo perso tutto, sia riconosciuta la calamità naturale"

Alluvione a Niardo

Alluvione a Niardo

Niardo (Brescia) - Niente turisti né feste per Ferragosto a Niardo quest’anno. Nel paese alluvionato e parzialmente distrutto nella notte tra il 27 e il 28 luglio si lavorerà, con tutta la forza che solo i camuni hanno. Si lavora insieme, tenendosi per mano per riportare il paese alla normalità, anche se i tempi saranno lunghissimi e i costi, si stima, oltre i 120 milioni di euro. Almeno una decina di famiglie ha perso tutto, molte di più quelle che hanno subito danni gravissimi. Gli edifici, un giorno, se verrà concesso lo stato di calamità naturale, torneranno come o meglio di un tempo. I cuori, invece, continueranno a soffrire.

«Da un’esperienza così non so se sia possibile guarire – racconta Piera Donina, sposata con Francesco Pescarzoli e mamma di Matteo di tre mesi e Luca di quasi cinque anni – chi non l’ha vissuta non può capire. Continuo a rivivere il terrore di quei lunghissimi attimi, durati una eternità. Ero a letto coi miei bimbi, mio marito era ancora sveglio. A un certo punto ho sentito un rumore fortissimo che è diventato assordante. Sentivo i sassi rotolare e il ferro che molleggiava sotto i piedi. A un certo punto i vigili del fuoco ci hanno messo in allerta. Mio marito ha preso il bimbo più grande e io il piccolino. Sono riuscita a prendere una borsa coi vestiti dei bimbi pronti per la montagna. Poi siamo scappati al piano superiore, dai miei suoceri. Quando i piccoli sono stati al sicuro sono ridiscesa a prendere i pannolini e mettere le scarpe. Mi sono trovata di fronte la marea di fango che entrava da porte e finestre. Abbiamo perso tutti i mobili. Non abbiamo più le auto e ora siamo a Badetto di Ceto dai miei genitori".

Il primo pensiero delle mamme del paese è stato di salvare i loro bimbi. "Io ero a letto e il mio bambino di sette mesi era nella cameretta – racconta Angela Ducoli, moglie di Andrea e mamma di Leonardo -. Inizialmente quando ho sentito i sassi non ci ho dato peso, poi i tonfi sono diventati forti come tuoni e la casa tremava. A quel punto sono scesi i miei suoceri e ci hanno fatto salire. Io però sono tornata giù per prendere il latte al bambino. In quel momento si è rotta la porta finestra e sono stata travolta dal fango, tutto mi roteava attorno. Ho pensato che sarei morta. Mi sono attaccata a un mobile, è saltata la corrente, poi sono riuscita a trascinarmi verso le scale. Abbiamo perso tutto, anche l’auto e la moto. Si è salvata quella di mio marito, vigile del fuoco volontario a Breno che in quel momento prestava servizio. I miei suoceri hanno perso anche l’impresa edile. Tutto distrutto: mezzi, uffici e magazzino".

La cugina di Angela, Francesca Calvetti, mamma di Sofia e fidanzata di Lorenzo Bellicini non dorme dal giorno dell’alluvione. "Dopo che il padre di Lorenzo è sceso e ci ha fatto salire nel suo appartamento ho vissuto due ore in cui ho creduto che saremmo tutti morti – racconta –- Ho temuto che mia cugina e suo figlio fossero morti nel fango. Ho capito che è andata bene solo quando è arrivato Andrea con i suoi colleghi vigili del fuoco. Ci ha detto che finalmente potevamo uscire di casa. Sono stati degli eroi".

E proprio i vigili del fuoco, le forze dell’ordine, i soccorritori del 118, i volontari di Protezione civile e civici in queste ore hanno ricevuto il pubblico ringraziamento del Comune, apparso sui social e sui cartelli luminosi sparsi per il paese. Ora, però da Niardo arriva un appello vigoroso allo Stato. "Non vogliamo essere dimenticati – è il coro degli abitanti – non vogliamo che i nostri bimbi restino per strada. Abbiamo mutui da pagare e danni incalcolabili. Sia riconosciuta la calamità naturale". Intanto sono in corso le prime opere di messa in sicurezza dei torrenti e delle valli.