Facchinetti e i Pinguini Tattici Nucleari ridanno vita ai Pooh

Il festival internazionale del videoclip ImagInAction sbarca a Brescia per raccontare la band

Roby Facchinetti

Roby Facchinetti

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Metti un pomeriggio con Roby Facchinetti e i Pinguini Tattici Nucleari. Dopo il debutto di due settimane fa all’ombra della Mole Antonelliana, il festival internazionale del videoclip ImagInAction sbarca domani a Brescia per raccontare i Pooh tra suoni ed immagini. Tutto in diretta streaming, a partire dalle 18:30, nella cornice ottocentesca di Palazzo Facchi. “Un segnale positivo, di ripresa, perché tutti i tunnel hanno un ingresso, ma pure un’uscita” dice la voce dei Fab Four, 76 anni. “Ed è ora, pur con tutte le cautele, di riprenderci in mano le nostre vite”.

Cosa farà per “ImagInAction”?

“Racconterò quegli anni Sessanta di cui oggi quasi non si parla quasi più, nonostante rappresentino un periodo straordinario in cui sono accadute cose epocali pure nel mondo della musica. Lo farò ripercorrendo il primo quinquennio dei Pooh, quello che va dagli esordi al grande successo del ’71, con "Tanta voglia di lei" e "Pensiero", preannunciato tre anni prima da quello di "Piccola Katy".   

Forse la parte un po’ meno conosciuta del vostro percorso.

“Già, ma anche la più importante. Se nel ’62 Valerio Negrini non fosse andato a bussare alla porta di Mauro Bertoli chiedendogli di fare un duo batteria-chitarra non ci sarebbero stati i Jaguars e, nel ’66, neppure i Pooh”.

E che effetto le farà risentire alcune vostre canzoni rifatte dai Pinguini?

“L’effetto sarà sicuramente bello perché, nonostante Riccardo e compagni siano relativamente giovani, hanno già una storia importante. La stoffa c’è e lo scambio generazionale di domani si preannuncia interessante. Gli sono molto grato per questo regalo che hanno deciso di farmi”.

Tutti cantano i Pooh.

“Ci sono in giro cento cover band e passa dei Pooh; dopo aver dato tutto quel che potevamo dare in cinquant’anni di carriera, è bellissimo sentire la nostra musica ancora viva. Come band probabilmente non avevamo più niente di grande e rivoluzionario da dire. Ma queste formazioni danno una continuità vera alla nostra storia”.

Che rapporti avevano i Pooh col videoclip?

“Siamo stati tra i primi a capire l’importanza sulla musica da vedere. All’inizio puntavamo sui filmati, ai Caraibi, alle Hawaii, in Giappone, poi dalla fine degli anni Settanta siamo passati ai clip; quello di ‘"o canterò per te" sul Lago d’Iseo, ad esempio, ma anche "La donna del mio amico", girato a New York una freddissima mattina di dicembre”.

Ed ora? “Dopo oltre tre anni di lavoro, lo scorso giugno con Stefano D’Orazio avevamo finito di lavorare al "Parsifal", un’opera di due ore che spero di portare a teatro l’anno prossimo. Ce l’eravamo promesso e lo farò”.