FRANCESCO DONADONI
Cronaca

Omicidio Treviglio, la figlia: "Volevo solo spaventarla e invece l’ho uccisa"

Di fronte al Gip del Tribunale dei Minori di Brescia la figlia di Manuela Guerini ha rivissuto i drammatici momenti dell’omicidio

omicidio Treviglio, i carabinieri sul posto

Bergamo, 18 agosto 2021 - Un dramma nel dramma. Ad armare la sua debole mano, un rimprovero banale per un ventilatore che non riusciva a montare. Sabato sera, vigilia di Ferragosto, caldo afoso che toglie il respiro. Via Butinone, centro storico di Treviglio. Il battibecco tra Manuele Guerini, 43 anni, e figlia innesca una reazione dettata anche dalla rabbia. La ragazzina afferra un coltello da cucina per spaventare la madre, ma non si limita al gesto che già da solo sarebbe abbastanza eloquente, non riesce a fermarsi e glielo conficca nella schiena uccidendola quasi all’istante.

L’accusa è tremenda: omicidio volontario aggravato dal legame di parentela. Ora si trova a dover fare i conti con la coscienza ancora adolescente, ma già marchiata. Un fardello troppo pesante e ingombrante per le fragili spalle da ragazzina, animo turbolento, con una gran voglia di indipendenza, di spiccare il volo dal guscio materno e protettivo. Confusa e frastornata, ieri mattina la 15enne ha affrontato l’interrogatorio di convalida davanti al giudice delle indagini preliminari del tribunale per i minorenni di Brescia. Affiancata dall’avvocato Giulia Bolgiani, del foro di Brescia, e da due psicologi ha risposto a tutte le domande.

Un interrogatorio ampio proseguito per oltre due ore, nel corso del quale l’adolescente ha raccontato non solo tutto quel che è avvenuto la sera di quel maledetto 14 agosto, ma anche la solitudine e il malessere che da tempo la accompagnavano. In lacrime e ancora sconvolta ha raccontato singhiozzando che non voleva uccidere la madre, ma solo spaventarla, solo che non ha saputo fermarsi e con quell’unica coltellata l’ha uccisa. Alla fine il giudice ha convalidato il fermo e disposto il carcere, in un istituito di pena per minori. Questa mattina si svolgerà l’autopsia all’ospedale Papa Giovanni XXIII. L’esame dovrebbe confermare la coltellata fatale che non ha dato scampo a Manuela, ragazza-madre che all’età di 28 anni aveva deciso di far crescere da sola la figlia. Impiegata da un commercialista, per arrotondare lo stipendio aveva anche un secondo lavoretto.

Quella ragazzina, studentessa in un liceo di Treviglio, era tutto per Manu. Tra le due donne spesso c’erano state discussioni, a volte accese (confermate dagli inquirenti), nel rapporto tra genitore e figli. Ma niente che potesse far immaginare il tragico epilogo. Potrebbe toccare allo zio Mirko Guerini prendersi cura della nipote «Sarai sempre al mio fianco e io ti proteggerò come sempre. Sarai sempre nel mio cuore». L’uomo si è fatto avanti per essere nominato tutore della nipote, ma lei non ha voluto vedere nessuno, neppure lui. «Non c’è più mia sorella, ma c’è mia nipote da curare. Non voglio lasciar morire e perdere anche lei, ecco perché è necessario che io le stia vicino. È sola, e non avendo un padre io sono l’unico zio ed è giusto che mi prenda carico di lei, anche nel ricordo di Manuela». 

La preoccupazione anche per la madre Bruna, nonna della 15enne, che compirà 81 anni domenica, e ora si trova a vivere questa tragedia. Pensare alla nipote che sabato sera dopo essersi resa conto della gravità della ferita riportata dalla mamma ha chiamato il 112. «Le ho fatto del male» ha detto all’operatore. Sul posto un’ambulanza e poi una pattuglia dei carabinieri dalla stazione di Fara Gera d’Adda. I sanitari che non hanno potuto fare altro se non constatare il decesso.