Referendum a Tavernola sul futuro del cementificio

Consultazione popolare cui guardano con interesse tutti i paesi affacciati sul lago d'Iseo

Una protesta ambientalista contro il cementificio

Una protesta ambientalista contro il cementificio

Tavernola Bergamasca (Bergamo), 17 maggio 2018 - Si svolgerà domenica 20 maggio il referendum che riguarda il futuro del cementificio di Tavernola Bergamasca, affacciato sulle sponde del lago d’Iseo. L’amministrazione vomunale, promuovendo la consultazione popolare a cui guardano con interesse tutti i comuni del Sebino, ha voluto non solo opporsi al co-incenerimento dei rifiuti non pericolosi nei forni del cementificio, ma anche ipotizzare una diversa destinazione d’uso dell’area su cui adesso sorge lo stabilimento, che secondo gli amministratori locali e secondo le associazioni ambientaliste che li sostengono, dovrebbe essere riqualificato e indirizzato verso usi compatibili con l’ambiente.

I cittadini, durante la giornata di domenica, dovranno rispondere al quesito "Ritieni che il Comune debba agire nella direzione della riconversione o dismissione del cementificio verso altre attività a ridotto impatto ambientale e paesaggistico?". L’avvio del co-incenerimento a Tavernola è stato autorizzato il 16 novembre 2017 ma non è mai è partito grazie al ricorso al Tar del Comune, che ora lascerà decidere agli aventi diritto al voto residenti in paese. Tra i più accesi sostenitori dell’amministrazione comunale vi è Legambiente con il circolo del Basso Sebino. «L’impianto di Tavernola è stato autorizzato contro la volontà dei territori che si oppongono non per una visione miope ma perché hanno individuato un altro modello di sviluppo come prioritario – spiega Dario Balotta di Legambiente - un modello che prevede la riconversione e la trasformazione del cementificio in un luogo turistico ricettivo, museale o commerciale. Legambiente è favorevole a questa visione: ha visto che dove è stata applicata ha migliorato la qualità della vita e si è riusciti a riqualificare il lavoro di coloro che prima lavoravano in questi grandi impianti in altre attività senza alcun dramma sociale o occupazionale