Ponteranica, rapinatore "per amore" condannato a 4 anni

Prima l'uomo ha negato tutto, poi ha confessato il colpo e il motivo

Un ufficio postale preso di mira dai malviventi

Un ufficio postale preso di mira dai malviventi

Ponteranica (Bergamo), 20 aprile 2018 - «Ero in stato confusionale per colpa di una delusione d’amore, così cocente da mandarmi in tilt. E ho commesso quel gesto. Ora mi scuso per quello che ho fatto». Difeso dall’avvocato Elena Gambirasio, Vincenzo Santisi, 68 anni, di Nizza (Messina), da una vita in Lombardia, con una sfilza di precedenti, ieri davanti al giudice ha raccontato il motivo per cui la mattina del 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, aveva deciso di rapinare l’ufficio postale di Ponteranica, nonostante fosse ai domiciliari, a Torre Boldone, per un altro reato. Armato con una pistola a canna lunga e con il viso parzialmente coperto da un berretto, si era fatto consegnare 650 euro. Tuttavia, grazie alle testimonianze e alle immagini delle telecamere, i carabinieri della stazione di Villa d’Almè non hanno impiegato molto a smascherare l’autore: quando si sono presentati a casa sua, i militari hanno trovato gli stessi indumenti usati per la rapina, il denaro e l’arma.

Prima ha negato poi, mentre i carabinieri erano impegnati nella perquisizione, ha preso carta e penna e confessato il colpo e il motivo. Per quell’episodio Santisi ieri è stato condannato a 4 anni in abbreviato, al pagamento di 1.600 euro di multa e all’interdizione dai pubblici servizi. Trasgredire per una delusione d’amore. A Santisi piace scrivere e raccontarsi. Un personaggio che cozza con il curriculum criminale, fatto soprattutto di rapine, in cui spicca un omicidio negli anni Ottanta per il quale ha trascorso in carcere molti anni. Tornato in libertà nel 2006 grazie all’indulto, ne approfitta per trovare un complice e battere la Valcamonica. In dieci mesi i due assaltano sette banche dividendosi 160mila euro. Sono armati di taglierini e perdono facilmente la pazienza: un cassiere viene sfregiato al volto e un direttore preso a sberle.

Ma alla fine i carabinieri li arrestano. Morta lo scorso maggio la moglie, Santisi si è innamorato di una prostituta romena con l’intenzione di «toglierla dalla strada». Almeno quello che ha sostenuto. A novembre la polizia lo nota in auto mentre aspetta la ragazza in via Correnti e lui si dà alla fuga: un furioso inseguimento tra semafori rossi bruciati, corsie contromano, lo schianto contro una 500. Gli agenti lo hanno fermato dopo aver sparato a una ruota della vettura. Condannato a 16 mesi per resistenza, va ai domiciliari, il 13 dicembre si infila un berretto di lana, si procura un revolver a canna lunga e fa irruzione alle Poste di Ponteranica, scappando con 650 euro.