Seriate, omicidio Gianna Del Gaudio: "Tizzani urlava 'me l’hanno ammazzata'"

Al processo sull’omicidio dell’ex professoressa Gianna Del Gaudio sentiti come testimoni i soccorritori del 118 e i carabinieri intervenuti

I rilievi tecnici nella villetta teatro dell’omicidio

I rilievi tecnici nella villetta teatro dell’omicidio

Seriate (Bergamo), 16 gennaio 2020 - Primi testi al processo per l’omicidio di Gianna Del Gaudio. Sentiti i due carabinieri accorsi nella villetta di Seriate, in via Madonna della Neve, dopo la chiamata dalla centrale operativa, e il personale del 118: sei soccorritori, il medico che ha constatato il decesso (per un taglio al collo) e l’autista dell’ambulanza della Croce rossa. Presente in aula Antonio Tizzani, 71 anni, unico imputato, accusato di aver ucciso la moglie, l’ex professoressa di 63 anni. L’imputato ha ascoltato le ricostruzioni e le richieste del suo avvocato, Giovanna Agnelli, e del pm Laura Cocucci. Il personale sanitario ha riferito davanti alla Corte, presieduta da Giovanni Petillo, che quella sera Tizzani era alterato. Era all’esterno della villetta, molto agitato e arrabbiato, perché a suo dire l’ambulanza era arrivata tardi. Urlava frasi come: «Me l’hanno ammazzata. Se non la lasciavo sola dieci minuti, sarei morto anch’io». Erano le ore a cavallo tra il 26 e il 27 agosto 2016, la richiesta di intervento alla sala operativa del 118 è arrivata alle 00.43, «evento violento aggressione in codice rosso, e alle 00.55 un prima ambulanza, partita dal vicino ospedale Bolognini di Seriate, era sul luogo del delitto».

Due ragazze, passando vicino alla villetta, avevano sentito delle grida provenire dall’abitazione di via Madonna della Neve, particolare riferito dall’appuntato del Norm di Bergamo, in servizio quella notte. Il decesso della donna era avvenuto «circa mezz’ora prima, con una coltellata», come ha spiegato il medico del 118 che ha constatato la morte: il corpo della professoressa era girato a pancia in giù, vicino alla cucina. Attorno una copiosa chiazza di sangue, in parte coagulato: i paramedici e i carabinieri hanno dovuto scavalcarla per non inquinare la scena del crimine, definita «agghiacciante». C’erano schizzi di sangue, oltre alla chiazza, ha chiesto il difensore di Tizzani. No, hanno riferito i soccorritori. Su domanda del pm, che contesta all’imputato anche anni di maltrattamenti nei confronti della moglie, i soccorritori hanno spiegato che tipo di guanti avevano usato durante il loro intervento. «Sempre guanti azzurri di lattice». Tutto il materiale, terminato ogni intervento, viene portato via.

Logico dove l’accusa volesse andare a parare. C’era un paio di guanti in lattice bianchi nel sacchetto per le mozzarelle (come quello notato sul piano cucina dai soccorritori) dove è stata trovata l’arma del delitto, un cutter con il dna di Tizzani sul manico. Probabile che il pm voglia chiarire che non si trattava dei guanti usati dai soccorritori. Altro tasto su cui l’accusa ha insistito e se i sanitari si fossero lavati le mani in bagno. «No» è stata la risposta. Sul lavandino del bagno era stata trovata una macchia di sangue. E poi la storia della collana. La sera dell’omicidio c’era stata una cena nella villetta. Oltre alla coppia, il figlio Mario e la sua ragazza. Gianna Del Gaudio indossava la collana d’oro? Nessuno dei testi ha detto di averla vista. Subito dopo il delitto, l’ex capostazione aveva raccontato di un uomo incappucciato, il ladro che secondo lui sarebbe entrato in casa per rubare e poi avrebbe ammazzato la moglie. Secondo Tizzani, l’incappucciato si sarebbe portato via il collier.  Prossima udienza mercoledì 22 gennaio: saranno sentiti i vicini di casa che quella notte udirono delle urla provenire dalla villetta e anche due ragazze, che sempre quella sera, avevano sentito delle grida arrivare dall’ abitazione di via Madonna della Neve.