Omicidio Roveri, indagini a tutto campo anche fuori provincia

La squadra mobile al lavoro

L’omicidio si consumò nell’atrio del palazzo dove Daniela Roveri abitava con la madre

L’omicidio si consumò nell’atrio del palazzo dove Daniela Roveri abitava con la madre

Bergamo, 7 settembre 2018 - Un lavoro sotto traccia ma continuo, senza sosta. Da una parte le indagini tradizionali della Squadra mobile della questura, coordinate dal pm Davide Palmieri, dall’altra la consulenza scientifica. Nulla viene tralasciato. Sono già trascorsi un anno e otto mesi da quando Daniela Roveri, 48 anni, è stata uccisa, il 20 dicembre 2016, all’ingresso del palazzo in cui viveva con l’anziana madre, in via Keplero 11 a Colognola, in città. L’omicida l’aspettava li, poi quando è arrivato le ha sferrato una coltellata alla gola, un taglio netto, azione da professionista. Quella maledetta sera stava rientrando dal lavoro.

La polizia scientifica aveva isolato una traccia organica da una guancia e un’altra dall’indice destro della vittima: materiale corrispondente forse allo stesso uomo. Ma da quelle tracce è stato possibile estrarre solo l’aplotipo Y: non un profilo genetico completo, ma un elemento comune a una linea di discendenza paterna, che può riguardare molte persone su un territorio. Lo stesso aplotipo era stato però individuato nel profilo (ignoto, ma completo) trovato su un guanto in lattice vicino alla casa di Seriate in cui, il 27 agosto 2016, era stata uccisa Gianna Del Gaudio. Un incrocio che ha portato alla delega della procura per il Ris, con più obiettivi: provare a estrarre un profilo completo dalle due tracce di Colognola, per poterlo utilizzare in eventuali confronti ed escludere o confermare una coincidenza con quello emerso a Seriate. Ma senza risultati che possano aprire nuovi scenari.

Parallelamente proseguono le indagini tradizionali anche oltre i confini della Bergamasca, ma anche fuori regione. Come? Confrontando fatti accaduti altrove che incrociati potrebbero rivelarsi preziosi. Inizialmente la lente degli investigatori era stata puntata sull’amico della palestra, mai indagato, che aveva però un alibi di ferro: era stato inquadrato dalle telecamere della villetta della fidanzata ufficiale, in un orario compatibile con il delitto. Nulla di particolarmente sospetto è poi emerso dai rapporti della Roveri in azienda, con colleghi e colleghe. E anche gli accertamenti sui vicini di casa non hanno prodotto risultati. Non viene tralasciata l’ipotesi presa in esame all’inizio e abbandonata, quella di una rapina finita in omicidio. La borsetta della Roveri è sparita, così come il suo cellulare mai trovato, elementi che potrebbero far propendere per quella pista.