Treviglio, uccise la moglie: pensionato a processo

Strangolò la donna nel letto e poi tentò il suicidio tagliandosi i polsi: Gualtieri deve rispondere di omicidio volontario aggravato

La tragedia avvenuta nel luglio scorso

La tragedia avvenuta nel luglio scorso

Treviglio (Bergamo), 22 febbraio 2020 - Omicidio volontario aggravato dal rapporto di coniugio. È l’imputazione di cui deve rispondere Orazio Gualtieri, 81 anni, il pensionato che la mattina del 9 luglio scorso, nel suo appartamento di via Trieste, a Treviglio, strangolò la moglie, Maria Antonia Lanzeni, 84 anni, e poi tentò di togliersi la vita tagliandosi i polsi: quindi, una volta adagiato sull’ambulanza del 118, emise un rantolo auto-accusatorio, balbettando: ”L’ho uccisa io”.

Ieri mattina il pensionato è stato rinviato a giudizio dal gup del tribunale di Bergamo Massimiliano Magliacani, che ha accolto la richiesta formulata dal pubblico ministero Letizia Ruggeri. Il processo , che sarà celebrato davanti alla Corte d’Assise, presieduta dal giudice Giovanni Petillo, inizierà il 4 giugno. L’omicidio in questione rientra nei casi previsti dalla riforma della Giustizia dell’ex ministro Andrea Orlando (la legge, la numero 33, è dell’aprile 2019): per i reati che contemplano la pena dell’ergastolo non sono previsti riti alternativi. Niente rito abbreviato, dunque, che, in caso di condanna, consente all’imputato di beneficiare dello sconto di un terzo sulla pena finale. Bisogna affrontare il processo ordinario, con tutta la vicenda da ricostruire in aula, con la pena che, alla fine, potrebbe essere il carcere a vita. Salvo poi la possibilità di chiedere al Tribunale di sorveglianza di scontarla con regimi alternativi.

Ieri il giudice dell’udienza preliminare Massimiliano Magliacani, proprio in base alla nuova norma ha respinto la richiesta, avanzata dal legale di Gualtieri, l’avvocato Luigi Villa, di giudizio abbreviato condizionato da una perizia psichiatrica, atta ad accertare la capacità di intendere e volere dell’imputato al momento dei fatti. E ha respinto anche la questione della legittimità costituzionale della legge, sempre sollevata dall’avvocato Villa. "L’eccezione di legittimità costituzionale della legge la riproporremo a dibattimento", ha annunciato il legale a fine udienza.

Maria Antonia Lanzeni fu trovata morta dal nipote la mattina del 9 luglio scorso. Era distesa sul letto, uccisa per asfissia (come confermerà qualche giorno dopo l’autopsia effettuata al Papa Giovanni XXIII di Bergamo), dopo che il marito le aveva stretto le mani attorno al collo. Orazio Gualtieri, invece, era seduto in poltrona, dopo che aveva tentato di tagliarsi le vene dei polsi: a terra, accanto a lui, alcune scatole vuote di medicinali. La causa scatenante dell’omicidio non è mai stata chiarita del tutto, anche per le condizioni di salute dell’81enne (era stato ricoverato a lungo in prognosi riservata), che avevano reso difficoltoso l’interrogatorio in ospedale.

Gli inquirenti, coordinati dal pubblico ministero Letizia Ruggeri, hanno sempre formulato l’ipotesi che forse, travolto dai problemi della coppia legati all’età, lui avesse deciso di uccidere la moglie, tentando poi il suicidio. Gualtieri si trova attualmente ricoverato in una casa di cura a Nebbiuno, in provincia di Novara, sul lago Maggiore, dopo era stato a lungo ricoverato nel reparto di Psichiatria dell’ospedale di Treviglio. Marito e moglie , dopo una vita trascorsa a Brignano Gera d’Adda, dove erano molto conosciuti, da qualche anno si erano trasferiti a Treviglio, nell’appartamento di via Trieste. La loro, almeno all’apparenza, sembrava un’esistenza normale. Nulla lasciava presagire la tragedia avvenuta la mattina del 9 luglio. I vicini, interrogati dai carabinieri della compagnia di Treviglio, spiegarono di non aver mai sentito i due litigare.