Bergamo, due neonate morte di pertosse: le madri non erano vaccinate

Erano decedute a 40 giorni di distanza l'una dall'altra. L'assessore regionale alla Sanità: "Nessun focolaio"

Neonato (foto repertorio)

Neonato (foto repertorio)

Bergamo, 2 agosto 2018 - Due neonate nate a poche settimane di distanza l'una dall'altra tra maggio e giugno, sono morte a causa della pertosse. Un mese dopo la nascita le due piccole, una di madre italiana residente nel Trevigliese e l'altra di madre romena residente nel Cremasco, sono morte, per la stessa patologia: la pertosse. Le bimbe - in cura ad Alzano e a Treviglio, in provincia di Bergamo - erano state trasferite all'ospedale Papa Giovanni del capoluogpo orobico , ma non ce l'hanno fatta. Le madri, secondo quanto emerso, non erano vaccinate contro la malattia

A rilanciare la notizia sui social, è stato il noto virologo del San Raffaele di Milano Roberto Burioni: "Alcuni vaccini proteggono per sempre, altri forniscono un'immunità limitata nel tempo. Questo è il caso del vaccino contro la pertosse, dove addirittura la malattia stessa non fornisce una protezione permanente", ha scritto su Facebook. Secondo lo specialista infatti, "fino agli anni 90 contro la pertosse abbiamo usato un vaccino estremamente efficace che era però gravato di alcuni effetti collaterali rari, ma non trascurabili. Dopo quel momento siamo passati ad un vaccino detto 'acellulare' che è sicurissimo, ma meno potente. Il vaccino acellulare (attualmente contenuto nell'esavalente) è efficace in quasi il 90% dei vaccinati, ma l'immunità tende a svanire con il tempo; quando questo accade si è comunque protetti dalla malattia in forma grave, ma si può ospitare il microrganismo nella propria gola ed essere una fonte di infezione per gli altri".

L'assessore lombardo alla Sanità, Giulio Gallera, nell'esprimere "la mia vicinanza, e a nome del presidente Fontana quella dell'intera Giunta regionale, alle famiglie delle due neonate", assicura che "non è in atto alcun focolaio nella Bergamasca, così come conferma la distanza sia geografica che temporale dei due casi", avvenuti "a 40 giorni di distanza".