Bergamo, Liam morto nel dirupo: una sola condanna

Per la Corte d’Assise non fu omicidio preterintenzionale. Due gli assolti

Il luogo della tragedia

Il luogo della tragedia

Bergamo - I genitori di Mamadou Liam, semplicemente Bara per gli amici, mamma Dieye e papà Sidy non hanno saltato un’udienza al processo per la morte del figlio. La Corte, presieduta da Giovanni Petillo (affiancato dalla collega Patrizia Ingrascì), legge la sentenza: una condanna e 2 assoluzioni per la morte di Mamadou Liam Thiam, il ventenne di Almè precipitato in un dirupo di 18 metri dopo avere scavalcato il muretto lungo la provinciale a Ubiale Clanezzo, nella notte tra il 22 e il 23 luglio 2017 mentre veniva rincorso dopo una lite alla festa del paese. Condanna a 8 mesi, pena sospesa, per Claudio Brioschi, 57anni, carpentiere in pensione di Ubiale: non per omicidio preterintenzionale, come chiesto dal pm Chiara Monzio Compagnoni, ma per tentata violenza privata. Riqualificato il reato. Mentre è stato assolto dagli altri reati: omissione di soccorso e per avere interferito con i soccorsi. Pagamento dei danni che deciderà il giudice civile in altra sede. Per Brioschi (assistito dall’avvocato Beniamino Aliberti) il pm aveva chiesto la condanna a 11 anni. Assoluzione per Raul Magitteri, 27anni, di Sorisole (difeso da Stefano Sesti e Serena Rozzoni) accusato di omicidio preterintenzionale e omissione di soccorso: chiesta condanna a 10 anni. Assoluzione per Ingrid Bassanelli, 27 anni, di Sedrina, avvocato Cristina Maccari, accusata di omissione di soccorso: chiesti due mesi.

«Per la morte di Bara — dice Sidy — nessuno ci ha mai chiesto scusa. Una cosa che non posso accettare. Non sarebbe mai saltato da quel muretto da solo. Qualcuno lo ha spinto. Qui non si vuole dire la verità. Non sono contento di questa sentenza, faremo appello, così non è la verità. Anche la lapide danneggiata che ricorda Bara dimostra che avevano paura. Una mancanza di rispetto. Qui si può scappare, ma lassù da Dio non si può, pagheranno tutti". Il commento dell’avvocato di parte civile, Luca Buonanno: "Aspettiamo le motivazioni. Il particolare che sia stato riqualificato il fatto è un po’ contraddittorio che sia stato condannato a risarcire il danno. Comunque vanno analizzate le motivazioni. Delusi? Si, non è stata fatta piena giustizia. Sembra una sentenza salomonica. Gli si dà una condanna a qualche mese, lo si condanna a risarcire il danno, però il reato è stato riqualificato. C’è amarezza, ma la sentenza si rispetta".

Le difese degli imputati hanno espresso soddisfazione: "Il primo pensiero è per i genitori di Bara. Dalle carte processuali è emersa la verità". Secondo l’accusa, quella sera Bara stava fuggendo dagli imputati, che gli volevano dare una lezione dopo che aveva dato una testata a un ragazzo alla festa. Terminato il rettilineo, con una doppia curva che impediva di vedere cosa ci fosse oltre, scelse di scappare nei boschi senza sapere che sotto c’era il vuoto.