L’ex senatore Piccinelli condannato a 5 anni

Da assessore provinciale era accusato di aver intascato una tangente di 275mila euro sul Pgt di Foppolo

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Dopo sei ore di camera di consiglio, è arrivata la sentenza di primo grado per l’ex senatore di Forza Italia ed ex assessore provinciale all’Urbanistica Enrico Piccinelli: il presidente del collegio, giudice Bianca Maria Bianchi (a latere i colleghi Anna De Magistris e Alberto Longobardi) ha pronunciato la condanna a cinque anni per corruzione. Tanti quanti chiesti dall’accusa.

Piccinelli, 57 anni, era assente in aula alla lettura del verdetto. Era imputato per una tangente da 275mila euro che, secondo la ricostruzione delle pm Carmen Santoro e Silvia Marchina, aveva percepito tra la fine del 2013 e l’autunno 2014 in tre tranche da 25mila, 150mila e 100 mila euro. Un pagamento ottenuto quando Piccinelli era ancora assessore provinciale all’Urbanistica e finalizzato a sbloccare i Pgt (piani di governo del territorio) di Foppolo e Valleve, con le loro volumetrie aumentate a dismisura, piani mai approvati.

I giudici hanno disposto anche la confisca della somma corrispondente alla tangente, 275mila euro, e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Andrà stabilito in sede civile il risarcimento al comune di Foppolo che è parte civile. Inoltre i giudici hanno chiesto la trasmissione degli atti al pm per quanto riguarda la posizione dell’ex sindaco di Valleve Santo Cattaneo, che in questo processo era stato chiamato come testimone. Le motivazioni entro 90 giorni.

L’impianto accusatorio era in gran parte basato sulle dichiarazioni dei fratelli Fulvio e Maria Cristina Boccolini (reduci da un patteggiamento a 2 anni per corruzione) presunti intermediari tra l’ex sindaco di Foppolo Giuseppe Berera (che ha patteggiato a 2 anni e 4 mesi) e l’ex senatore Piccinelli. "I giudici hanno ritenuto più credibili due persone che hanno confessato una truffa invece che ai tecnici provinciali – il commento dell’avvocato Gianluca Quadri, che assieme al collega Mauro Angarano assiste Piccinelli –. Era un processo complesso e difficile, vedremo come il collegio ha risolto questa complessità".

Ieri ci sono state le repliche dell’accusa. Il pm Santoro ha contestato tre punti delle conclusioni della difesa, con gli avvocati Angarano e Quadri che hanno chiesto l’assoluzione per Piccinelli perché il fatto non sussiste. L’indeterminatezza del capo d’imputazione, che non fa cenno al Piano strategico, di cui invece i Boccolini hanno parlato a processo. L’inattendibilità delle dichiarazioni di Berera e dei Boccolini in particolare, in quanto assistiti dallo stesso legale di Mauro Arioli e Sergio Lima, entrambi coinvolti: "È un dato di fatto che abbiano lo stesso avvocato, ma è anche un dato di fatto che Berera abbia un avvocato diverso e che l’indagine sia scaturita da sue dichiarazioni, rilasciate spontaneamente. Non si può parlare di vizio o nullità", ha puntualizzato il pm.

Francesco Donadoni