La morte di Bara? Una "forzatura" imputarla alla condotta di Brioschi

Così la sentenza stabilisce solo 8 mesi di pena per il decesso del ventenne senegalese caduto in un dirupo mentre veniva rincorso

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"La tragica vicenda di quella notte ebbe uno sviluppo del tutto eccentrico e quasi imponderabile, proprio perché Thiam Bara, quando con la sua fuga aveva ormai del tutto scongiurato il rischio di essere fermato e consegnato ai bodyguard, prese la decisione di scavalcare il guard-rail, non accorgendosi egli stesso che in quel preciso punto si trovava un ripidissimo burrone. Che quanto avvenuto possa costituire l’esito astrattamente prevedibile di una condotta non violenta, ma unicamente minacciosa quale quella posta in essere da Brioschi appare una forzatura". E’ un passaggio delle motivazioni della sentenza di primo grado del processo per la morte di Mamadou Lamine Thiam, detto Bara, ventenne di origini senegalesi che abitava ad Almè, caduto in un dirupo accanto alla strada che conduce ai Ponti di Sedrina la notte tra il 22 e il 23 luglio del 2017 mentre veniva rincorso dopo una lite scoppiata alla festa del paese. Morte avvenuta per le lesioni riportate nella caduta. Sentenza che ha condannato il principale imputato, Claudio Brioschi, 56 anni, di Ubiale, a 8 mesi per tentata violenza privata.

Il pm aveva chiesto per lui 11 anni ma per omicidio preterintenzionale, poi derubricato e interruzione di pubblico servizio (per l’accusa aveva visto il punto dove Bara si era gettato). Assolti gli altri due imputati, Raul Magitteri (l’accusa aveva chiesto 10 anni) e Ingrid Bassanelli (per lei erano stati chiesti due mesi per omissione di soccorso). "Se si vogliono rinvenire profili di illiceità penale nella condotta di Brioschi, allora questi appaiono idonei a integrare una diversa fattispecie di reato, quello della violenza privata, anch’essa nelle forme di tentativo. E’ probabile che Brioschi non ebbe nemmeno modo di vedere il senegalese scavalcare il guard-rail: perché di spalle, per la lontananza e il buio". f.d.