REDAZIONE BERGAMO

La madre dell’imputato "Voleva sapere dei soldi"

La deposizione di una collega della vittima: chiese informazioni sui conti di Laura

La madre dell’imputato "Voleva sapere dei soldi"

Suo malgrado, una "convitata di pietra". Al processo in Assise per l’omicidio di Laura Ziliani ieri ha aleggiato una figura assente (senza colpa): Mirna Donadoni, la madre di Mirto Milani, imputato con le figlie della vittima, Silvia e Paola.

In origine la signora era nella lista testi delle parti civili, che nelle scorse ore hanno rinunciato alla citazione. Una donna che nel presidente Roberto Spanò desta "perplessità" per le presunte ingerenze nella gestione degli affari della famiglia Zani-Ziliani, e che per questo sarà sentita (su disposizione dei giudici) la prossima udienza. Con il marito e l’avvocato civilista dei Milani, Elena Invernizzi. Ieri il nome di Mirna è risuonato più volte nelle deposizioni dei testi. "Dieci giorni dopo la scomparsa di Laura mi chiamò per sapere se si poteva sbloccare la sua retribuzione per le figlie – ha raccontato Paola Zanardelli, collega della vittima in Comune a Roncadelle –. Mi chiese pure se fosse in previsione un licenziamento. Ipotizzai che le figlie non avessero di che vivere, ma la telefonata mi sembrò strana. Non so se la domanda fosse finalizzata al Tfr".

Paola Taschieri, docente di Pavia, aveva affittato da Laura una casa nello stabile di via Ballardini a Temù. Si è detta stupita del piglio interventista di Mirna nella riscossione degli affitti dovuti alla vittima ben prima del rinvenimento del cadavere. "Un giorno mi chiamò per riferirmi che le figlie mi volevano incontrare. Fui convocata il 2 giugno nella casa in via Galvani a Brescia. Mirna era con Mirto e un avvocato (Invernizzi, ndr). Il legale disse che era lì per tutelare Lucia (la figlia disabile di Ziliani, ndr), e che a breve sarebbe partita un’indagine strutturata sulle proprietà e avrei dovuto liberare subito l’appartamento. Consegnai a lei e a Paola le spese mancanti del 201920, circa 1200 euro, ma la signora insistette perché pagassi anche gli affitti dei mesi in cui non avevo occupato la casa per via del Covid, 2500 euro. Ero d’accordo con Laura che non li avrei versati. E non pagai. Mi contattò un’altra volta, era a Pavia e voleva vedermi. La rividi a fine giugno a Temù. Mi richiese i canoni, e Paola mi propose di rateizzarli. Il marito intervenne per spiegare che le ragazze ne avevano bisogno". B.Ras.