Incidente a Montello: "Non c’è stato speronamento". Ma il giudice conferma il carcere

Prosegue l’indagine sul motociclista morto domenica dopo un diverbio al semaforo. Per il conducente dell’auto resiste l’accusa di omicidio volontario. Lui nega: soltanto un contatto

Sul luogo dell’investimento mortale a Montello sono intervenuti i carabinieri

Sul luogo dell’investimento mortale a Montello sono intervenuti i carabinieri

Bergamo - Resta in carcere con l’accusa di omicidio volontario Vittorio Belotti, 49 anni, di Montello, operaio, sposato, arrestato domenica per aver speronato in seguito a un diverbio con la sua Fiat Panda nera la moto Bmw guidata da Walter Monguzzi, 55 anni, agente di commercio di Osio Sotto, dove viveva da oltre trent’anni. La decisione del gip Riccardo Moreschi dopo l’interrogatorio di convalida ieri mattina. I legali di Belotti, gli avvocati Andrea Pezzotta e Nicola Stocco, avevano chiesto la scarcerazione o i domiciliari. Il 49enne davanti al giudice ha raccontato la sua versione dei fatti: ha ammesso che "il contatto con la moto c’è stato, ma involontario. Poi per la paura sono fuggito". Insomma, nessuno speronamento. In seguito alla lite al semaforo, la vittima avrebbe sferrato dei calci alla sua Panda e si sarebbe affiancato all’auto.

L’urto sarebbe quindi avvenuto in modo fortuito una volta scattato il verde. Belotti era stato arrestato domenica con l’accusa di omicidio volontario formulata dal pm Letizia Aloisio. Importanti per la ricostruzione sono stati i racconti di alcuni testimoni che avevano riferito dello speronamento prima che avvenisse l’impatto che ha fatto finire a terra Monguzzi con la sua moto. La sua Bmw che dopo essere stata urtata ha continuato la sua marcia terminando nella striscia di prato accanto alla strada dopo diverse giravolte sull’asfalto. Qualcuno dei testimoni ha parlato del calcio che il motociclista avrebbe sferrato alla Panda.

Le telecamere riprendono i due discutere al semaforo. Secondo un testimone alla rotatoria precedente il motociclista aveva tagliato la strada all’automobilista. Dopo lo speronamento Belotti non si era fermato. Era tornato a casa dopo la telefonata della moglie: i carabinieri lo aspettavano, erano risaliti all’indirizzo dalla targa filmata dalle telecamere. Le immagini pare non abbiano ripreso il momento cruciale: il pm Aloisio nominerà un consulente cui affidare la perizia cinematica. E oggi il sostituto potrebbe affidare l’incarico per l’autopsia.