REDAZIONE BERGAMO

Il Covid diventa un film: al Festival di Berlino la pandemia “orobica“

Stefano Savona racconta la malattia e il corpo della città che prova a reagire

Racconta la pandemia nella Bergamasca. È il film "Le mura di Bergamo", uno dei tre lungometraggi italiani che saranno proiettati al Festival internazionale del cinema di Berlino, in programma dal 16 al 26 febbraio nella categoria Encounters. Si tratta di un documentario prodotto da Fandango e diretto da Stefano Savona (2 ore e 16 minuti. Sul periodo del Covid in Provincia di Bergamo era già stato girato il cortometraggio "18 marzo", scritto e diretto dal regista bergamasco Beppe Manzi e prodotto da Oki Doki Film.

Stefano Savona, 53 anni, ha avuto diversi riconoscimenti. Spiega la scheda del film: "Bergamo, marzo 2020. La città, dentro le sue mura, è un corpo malato. L’epidemia di Covid-19 è scoppiata con un’esplosione violenta e inaspettata. Le strade si sono svuotate, gli scambi azzerati, gli incontri proibiti. Disconnesso dagli altri ogni corpo è solo all’interno delle sue mura. Ogni immagine, ogni memoria è un frammento fragile del mosaico che fino a ieri componeva la città. Dopo gli incubi di questa notte infinita, i sopravvissuti si risvegliano in una città sconosciuta. Il desiderio di fare ritorno a casa è forte ma altrettanto forte è il terrore di non ritrovare chi si era lasciato. Il corpo della città è un organismo devastato che prova a reagire. Medici, infermieri, pazienti, volontari, e anche chi non ha vissuto direttamente il dolore della malattia cerca un proprio ruolo nel processo di guarigione collettiva". Francesco Donadoni