
L’iniziativa dedicata ai detenuti è nata dalla collaborazione tra Asst Papa Giovanni XXIII e associazione Nepios
Favorire il mantenimento della relazione tra i detenuti e i loro figli, progetto che nell’ultimo biennio ha coinvolto circa 100 carcerati della casa circondariale di Bergamo per un totale di 226 colloqui individuali e di gruppo. È l’obiettivo dell’iniziativa "Mediare in carcere. Quando il detenuto è genitore. La cura delle relazioni dentro e fuori dal carcere", nata dalla collaborazione tra Asst Papa Giovanni XXIII e associazione Nepios (associazione che si occupa della tutela dell’infanzia), il cui accordo è stato appena rinnovato per altri due anni. Nel progetto fondamentale è stata la messa a disposizione, per i detenuti in misura alternativa o in permesso per i figli, di spazi ristrutturati all’interno della casa circondariale bergamasca, grazie ai contributi di Nepios, tali da renderli adatti agli incontri. A disposizione ci sono anche i locali del Centro per il Bambino e la Famiglia, gestito in collaborazione tra l’associazione, presieduta da Tullia Vecchi, e l’ospedale "Papa Giovanni", considerato in Lombardia l’unico nel suo genere per gli interventi sulla violenza, sugli abusi sui minori e più in generale le famiglie in crisi.
"Questo progetto - spiega Maria Simonetta Spada, direttore della Psicologia del "Papa Giovanni" - permette di dare un valore aggiunto rispetto alla dimensione clinica. Gli studi in merito al reinserimento sociale del detenuto ci dicono che la recidiva nel reato si contiene se vengono coltivati i legami familiari".
L’iniziativa a favore dei detenuti, però, non è l’unica forma di collaborazione tra Nepios e il "Papa Giovanni". Il nuovo accordo sostiene anche la ricerca della Neurochirurgia. M.A.