Draghi a Bergamo in omaggio alle vittime del Covid

Le ex ministre Lorenzin e Grillo sentite ieri sul piano pandemico hanno negato ogni responsabilità

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di Francesco Donadoni

Ancora non ci sono i dettagli, ma Palazzo Chigi ha fatto filtrare la notizia che il Presidente del consiglio, Mario Draghi, sarà a Bergamo il 18 marzo, in occasione della giornata della Memoria delle vittime del Covid-19. Bergamo nella prima ondata della pandemia è stata la città che ha pagato di più come numero di vittime del virus. Il 18 marzo è il giorno in cui, per la prima volta, i mezzi militari portarono fuori dalla città le bare delle vittime Covid per essere cremate altrove. La foto della colonna di camion fece il giro del mondo e portò il dolore della terra bergamasca, martoriata dal virus, ovunque. Il premier poserà un albero nel bosco della memoria, al parco della Trucca, vicino all’ospedale Papa Giovanni XXIII, il primo dei 750 destinati a formare un’oasi di vita e ricordi.

Sul fronte giudiziario prosegue l’inchiesta della Procura per epidemia colposa. Ieri si è conclusa la terza missione romana del pool coordinato da Maria Cristina Rota, nella capitale da mercoledì per sentire le ex ministre della Salute, Beatrice Lorenzin e Giulia Grillo, sul Piano pandemico influenzale, fermo al 2006 e inapplicato, nonostante le precise indicazioni dell’Oms. Le audizioni si sono svolte nella sede del nucleo della Guardia di finanza, in via Dell’Olmata. La linea difensiva delle ex ministre è stata semplice: non ne sapevamo niente e non era affare nostro.

A chi toccava dunque aggiornate il piano che, se valido e applicato, avrebbe potuto risparmiare molte vite? I magistrati lo hanno chiesto a Lorenzin e Grillo alla luce anche delle email del 2017 e del 2019 di Ranieri Guerra e Claudio D’Amario (direttori generali della Prevenzione) dove veniva indicato di aggiornare il piano pandemico anti influenzale come da indicazioni dell’Oms. Poi è stata la volta dei dirigenti e funzionari del ministero della Salute riguardo alle autovalutazioni che ogni anno l’Italia inviava all’Oms: nei questionari l’Italia si dava sempre voti alti, seppur i tecnici fossero consapevoli che il piano pandemico fosse fermo dal 2006. "Era una routine" – hanno dichiarato i funzionari. Ora si attende la consulenza di Andrea Crisanti in merito agli interrogativi sulla gestione dell’ospedale di Alzano Lombardo, sulla mancata zona rossa in Valle Seriana e sul piano pandemico.