Chiesero il pizzo a candidato sindaco Pesanti condanne per estorsione

La sentenza del Tribunale collegiale, presidente Patrizia Ingrasci (a latere le colleghe Laura Garufi e Francesca Mazza) non solo ha riconosciuto il castello accusatorio del pm Laura Cocucci, che in sede di requisitoria aveva parlato di pizzo e di strategia intimidatoria. Ma si è spinto oltre considerato le condanne per i tre imputati maggiori: Medardo Marras 8 anni e due mesi, confermando la richiesta dell’accusa, 7 anni e 6 mesi per la compagna del Marras, Rosa Gota Lestingi, mentre il loro figlio Gian Medardo Marras è stato condannato a 4 anni e sei mesi con multe tra i 4.200 e gli 8.700 euro. Tutti di Pomezia e assistiti dall’avvocato Davide De Caprio di Roma. I tre erano accusati di estorsione (e tentata estorsione) nei confronti di Nicholas Anesa l’ex candidato sindaco a Bergamo del M5S e dipendente del bar Dolce Vita, in via Borgo Palazzo gestito dalla Lestingi fino al 2015. Vale a dire quando il locale finì sotto sequestro come misura di prevenzione. Era stato poi confiscato a causa di un’indagine per narcotraffico che aveva coinvolto l’imputato Medardo Marras. I giudici hanno riqualificato da estorsione a tentata estorsione l’episodio che aveva portato in carcere la Lestingi.

Si tratta di quell’episodio della consegna da parte di Anesa di 500 euro (per la difesa dei 3 si era trattato di un tentativo di Anesa per farsi perdonare per il fatto che il bar non andava bene). Il Tribunale ha deciso per l’assoluzione dai reati minori. E infine c’è la parte che riguarda il 4° imputato Marco Bergamaschi. Ieri ha parlato il suo avvocato Adriano Spinelli di Brescia. Bergamaschi era finito a processo per fatti defilati dalla vicenda del locale. Era imputato per truffa per avere spostato i cartelli del divieto di sosta durante la festa di San Martino l’11 novembre 2015 ad Alzano Lombardo, in modo da indurre gli automobilisti a parcheggiare per potere così rimuovere le vetture col suo carro attrezzi e guadagnarci.

Francesco Donadoni