Caravaggio, uccisi nella sala slot: l’assassino è incapace e socialmente pericoloso

L'esito della perizia sul killer

Maria Rosa Fortini e  Carlo Novembrini, ammazzati a colpi di pistola il 4 aprile 2018

Maria Rosa Fortini e Carlo Novembrini, ammazzati a colpi di pistola il 4 aprile 2018

Caravaggio (Bergamo), 20 febbraio 2019 - Totalmente incapace di intendere e volere per un disturbo paranoide di personalità e socialmente pericoloso. È l’esito della perizia effettuata dal professor Massimo Biza, perito nominato dal gup Maria Luisa Mazzola, su Maurizio Novembrini, 44 anni, siciliano residente a Treviglio, finito in manette il 4 aprile 2018 dopo che all’interno della sala slot “Gold Cherry” di Caravaggio aveva ucciso a colpi di pistola il fratello Carlo, con cui non andava d’accordo da anni, e la compagna di quest’ultimo, Maria Rosa Fortini, coppia che viveva a Sergnano (Cremona).

La perizia, che è stata discussa ieri mattina in aula, va ad aggiungersi a quelle effettuate dal consulente della difesa (avvocato Paolo Birolini), Enzo Giovanni Bosco, e da quello della parte civile (avvocato Rocco Lombardo), Luigi Tentoni, entrambe giunte alla stessa conclusione raggiunta dal professor Biza. Il 5 marzo è in programma l’udienza davanti al gup Mazzola, il cui esito a questo punto appare scontato: assoluzione per incapacità di intendere e volere, e quindi impossibilità di affrontare un processo. Novembrini, però, non se ne andrà libero, visto che Biza, a differenza dei suoi colleghi, nella sua relazione ha ravvisato la pericolosità sociale dell’uomo e consiglia dunque il suo ricovero in un Rems (ex ospedale giudiziario), dove peraltro l’uomo, dopo la detenzione nel carcere di Bergamo, si trova già da alcune settimane.

Ad armare la mano di Novembrini, per l’accusa, sarebbero stati i dissapori col fratello Carlo, mentre la compagna di quest’ultimo si era trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. I primi segni della sua paranoia Novembrini li aveva manifestati durante una detenzione in carcere conclusasi nel 2004: aveva maturato la convinzione di aver fatto un torto alla mafia e per questo sarebbe stato in pericolo di vita. L’atteggiamento persecutorio si è ripetuto anche durante l’attuale carcerazione, quando, il 15 maggio 2018, Novembrini aveva incendiato un materasso per richiamare l’attenzione perché diceva di avere paura di essere avvelenato da ignoti. Più volte, inoltre, ha confidato di sentire delle voci che lo chiamano Saviano (lo scrittore inviso ai clan malavitosi) e Buscetta (il primo grande pentito di mafia).