Omicidio Crotti: quello di Stefania è stato un lento massacro

Il polso fratturato e una fascetta, nuovi gialli nel giorno del funerale e una conferma: è stata bruciata viva

Il marito di Stefania Crotti al funerale (De Pascale)

Il marito di Stefania Crotti al funerale (De Pascale)

Gorlago (Bergamo), 29 gennaio 2019 - Ormai la certezza è pressoché assoluta: Stefania Crotti era agonizzante, ma viva, quando il suo corpo è stato dato alle fiamme nelle campagne di Erbusco. Nel corso dell’autopsia tracce di fuliggine sono state trovate nelle prime vie respiratorie: le particelle si sono depositate nel naso e nella gola mentre il corpo bruciava. Chiara Alessandri, in carcere per l’omicidio, non ha mai smesso di negare di avere dato fuoco al corpo della rivale. Accanto al corpo è stata trovato un framento di una fascetta di plastica da elettricista. Questo potrebbe anche far ritenere che Chiara Alessandri possa avere legato la vittima.

Devono essere però precisati tre punti. La vittima si è spostata mentre le fiamme bruciavano la sua persona, che per il trasporto da Gorlago a Erbusco era stata avvolta in asciugamani e accappatoi, tutto materiale altamente infiammabile. I resti carbonizzati sono stati rinvenuti nella posizione classica di un corpo combusto, rannicchiato, le braccia in avanti e flesse, le mani quasi serrate a pugno per lo spasimo. Infine, la fascetta potrebbe anche essere raccolta da Chiara Alessandri nel garage della sua abitazione, al 3 di via San Rocco a Gorlago, insieme con il martello usato per colpire, una pinza e altri oggetti, nei momenti convulsi subito dopo l’aggressione. Il polso destro di Stefania è stato trovato fratturato, probabile conseguenza della colluttazione. Di fronte due donne. Una che si difendeva con energia disperata per sopravvivere. L’altra decisa non solo a uccidere, ma anche a distruggere, quasi annientare l’oggetto del suo odio, la moglie dell’uomo con cui aveva intrattenuto una relazione. Si inscerisce qui un altro terribile particolare. I colpi sferrati con il martello al capo di Stefania Crotti sarebbero stati molti più dei quattro di cui si è parlato finora. Innumerevoli. Un inquirente arriva a parlare di “sadismo”. Ieri mattina a Erbusco è stato effettuato un nuovo sopralluogo dai carabinieri, protagonisti dell’indagine.

A Gorlago è giorno di lutto cittadino per il funerale. Per i cinquemila abitanti è il giorno della pietà, del dolore, del raccoglimento per Stefania Crotti. La camera ardente nella chiesetta di San Rocco. Stefano Del Bello, il marito, è accanto alla bara, su cui sono stati posati due mazzi di fiori e una fotografia della morta, le labbra atteggiate a un timido sorriso. La chiesa parrochiale di San Pancrazio è gremita quando il parroco, don Giovanni Locatelli, e altri nove sacerdoti iniziano la celebrazione, accompagnata dai canti del coro “The land” di Montello. «Abbiamo – dice il parroco nella omelia – la sofferenza nel cuore, che è la sofferenza di una comunità, di una scuola e di un gruppo di bambini che si trovano coinvolti loro malgrado in questa assurda sofferenza. Ma non siamo qui a chiedere vendetta. A questo male diciamo solo ‘basta’. Neppure chiediamo giustizia perché c’è qualcuno che se ne occupa. E per quella divina ci penserà il Signore. Siamo qui perché con le nostre ferite ci sentiamo delle persone fragili».