Busto, l'affondo del parroco: "Niente elemosina ai clochard, vanno a comprare gli alcolici"

Appello dopo i litigi fuori dal convento dei frati: serve solo a pulirsi la coscienza di Rosella Formenti

Clochard

Clochard

Busto Arsizio, 16 ottobre 2014 - La mensa del povero nel convento dei Frati a Busto Arsizio è un riferimento per emarginati, senzatetto, persone che hanno bisogno di aiuto perché non hanno più nulla. Tanti sono gli italiani, non solo quindi gli immigrati, a bussare per avere il sacchetto con i panini, pranzo o cena quotidiana. Ci sono famiglie, messe a dura prova dalla crisi economica, alle quali proprio il sacchetto con sandwich e frutta garantisce il pasto quotidiano.

Purtroppo negli ultimi tempi alcuni episodi hanno suscitato preoccupazione nel quartiere e tra i residenti nei palazzi a due passi dalla chiesa e dal convento. Si tratta di alcuni litigi tra senzatetto in attesa di ricevere il pacco degli aiuti, scoppiati anche a causa dell’alcol di cui qualcuno di loro aveva abusato. Insomma una situazione poco piacevole, da qui l’invito del parroco Fra’ Pasquale Ghezzi. «Non bisogna fare l’elemosina a queste persone - afferma - purtroppo i soldi che la gente dà loro vengono spesi male, vanno a comprare da bere, si ubriacano e poi litigano. Non è una cosa opportuna. Serve per pulirsi momentaneamente la coscienza, mentre con quella moneta che si lascia cadere nella mano non si aiutano queste persone che restano nella loro disperazione».

Chi ogni giorno bussa alla porta del convento sa di trovare aiuto: allo sportello si alternano i volontari, che conoscono le situazioni delle persone a cui si dà sostegno, in media un centinaio al giorno, di tutte le età. Fuori dalla chiesa c’è anche chi non arriva per ritirare i viveri alla mensa ma solo per chiedere soldi: da qui l’appello del parroco a non fare l’elemosina, proprio per evitare le recenti spiacevoli situazioni. Chi ha bisogno di aiuto sa che c’è la porta del convento che si apre a ogni richiesta, chi ha fame sa che lì è accolto, mentre quelle monete che si danno forse con la convinzione di pensare al prossimo in realtà non fanno del bene perché, a quanto sembra, vengono spese per l’alcol. Fuori dal convento anche ieri si è assistito al via via di poveri come ogni giorno: le storie che si raccolgono tra i disperati sono le più diverse. C’è chi ha perso lavoro e casa, vive un momento di disperazione e l’aiuto ricevuto dal convento è prezioso, nell’attesa di uscire al più presto dal tunnel, e di ricominciare una vita normale con un lavoro che restituisca dignità. Intanto ci sono di nuove lamentele da parte dei cittadini per i mendicanti ai semafori insistenti nella loro richiesta di soldi, che si piazzano per ore agli incroci.