Guidesi: la nuova Jihad dei Balcani passa da un paesino di Cremona

Interrogazione leghista sul caso Motta Baluffi crocevia del terrorismo di ROSSELLA MINOTTI

L’Imam Bilal Bosnic il giorno dell’arresto

L’Imam Bilal Bosnic il giorno dell’arresto

Milano, 1 febbraio 2016 - La chiamano la Jihad dei Balcani, ma abita proprio qui, a casa nostra. Il dito nella piaga, più che mai aperta, del rischio terrorismo islamico stavolta lo mette l’onorevole Guido Guidesi, non come componente della commissione Bilancio ma come lodigiano doc. In questi giorni il leghista ha presentato un’interrogazione ai ministri dell’Interno e degli Affari Esteri sul caso Motta Baluffi, un paesino di 968 anime che si è ritrovato crocevia del terrorismo internazionale.

Guidesi, come è possibile?

«È possibile perché la nuova frontiera della jihad, quella che attraversa la dorsale “verde” balcanica (Bosnia e Kosovo) predilige i piccoli centri abitati, in un’area del centro-nord compresa fra Treviso e Siena».

Cosa è successo a Motta Baluffi?

«Già nel 2011 venne segnalata la presenza dell’Imam bosniaco radicale Bilal Bosnic, predicatore itinerante, attualmente in carcere nel suo Paese, in quanto colpevole di aver reclutato Foreign Fighters da avviare verso Siria e Iraq. Nella stessa località, si trova anche un casolare, acquistato nel 2008 dal bosniaco Berisa Zanelj per ospitarvi la sua onlus “Associazione Kosovara”, che è risultata essere frequentata anche da Resim Kastrati, un 22enne espulso per aver inneggiato agli autori della strage perpetrata contro la redazione del periodico satirico francese Charlie Hebdo e poi avvistato in Germania in compagnia di un pakistano già arrestato dai Ros».

Chiedete più controlli?

«Certo visto che numerosi indizi confermerebbero la circostanza che i kosovari di inclinazioni radicali o jihadiste avrebbero scelto la zona di Cremona come punto di ritrovo, specialmente per raduni nel fine settimana, che la Digos monitorerebbe con grande attenzione. Ma aggiungo che in un contesto come questo, con tutti i rischi che si stanno correndo, solo dei pazzi possono pensare anche a insediare delle moschee».

Ieri l’arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, ha invitato non a togliere i presepi ma ad aggiungere le feste islamiche.

«Non sono affatto d’accordo, questi sono tutti passi indietro. L’Islam si radica sulla nostra debolezza. Togliendo il nostro cibo, le recite nelle scuole, le feste di Natale, agevoliamo il radicamento islamico in cui c’è dentro di tutto, anche i terroristi, e lo dimostrano gli atti della magistratura. Lo ritengo un suicidio culturale».

Cosa spera di ottenere con questa interrogazione?

«Almeno che i ministri si accorgano del fatto che il fondamentalismo si sta insediando in piccole comunità con associazioni e centri culturali, posti in cui parlano solo arabo».

Non è meglio costruire moschee “ufficiali” allora?

«No perché chi li conosce sa che le moschee per loro non sono luoghi di culto, chi le paragona alle nostre chiese sbaglia. E il loro Imam non è né un parroco né un vescovo ma un capo politico che spesso fa formazione terroristica. Basta pensare a viale Jenner a Milano...».