Buccinasco, distrutti gli orti "della mafia"

In azione i mezzi mandati dal Comune per demolire le costruzioni abusive e ripulire la zona al centro di numerose inchieste

Il "ragno" in azione mentre demolisce le baracche al Terradeo

Il "ragno" in azione mentre demolisce le baracche al Terradeo

Buccinasco (Milano), 23 febbraio 2017 - Sono arrivati di mattina presto i camion. C’era ancora la nebbia a coprire gli appezzamenti in via dei Lavoratori, quartiere Terradeo. Quelli dietro al campo sinti, vicino alla tangenziale Ovest. Ben 20mila metri quadri di spazio. Quelli che alcuni chiamano gli "orti della mafia". C’erano le auto della polizia locale, dei carabinieri.

Tutti lì a guardare i mezzi della ditta che si è aggiudicata l’appalto (l’unica che si è presentata al bando) per radere al suolo le costruzioni abusive su quegli orti, nel Parco Agricolo Sud Milano. Il braccio-ragno del camion ha stritolato uno a uno i tetti di casette e rimesse. Al suolo, nel fango, solo macerie. Oltre le recinzioni spuntano antenne e parabole. Poi forni, frigoriferi, cucine. Auto ridotte in rottami. Caprette, cani, un cavallo.

Ci aveva provato già l’ex sindaco Maurizio Carbonera (centrosinistra), quando nel 2006 aveva mandato le ruspe a tirare giù le baracche costruite dai proprietari. Famiglie normali, contadini, ma anche nomi conosciuti alle cronache: Trimboli, Tropiano, Perre, le famiglie calabresi che da Platì si sono radicate sul territorio del Sud Milano. Personaggi finiti nel mirino delle inchieste giudiziarie che hanno acceso un faro sulle penetrazioni della ‘ndrangheta sui territori di Buccinasco e nel corsichese.

Era il 2004 quando i carabinieri misero fine alla latitanza di Francesco Tropiano, detto Ciccio. Due anni, la fuga. Tredici, la condanna per traffico di droga. Secondo le testimonianze poi raccolte, i complici stavano preparando lì un rifugio, un nascondiglio. Giravano anche armi, negli orti del Terradeo. A testimoniarlo, le riprese della telecamera piazzata fuori dai campi. I video del 2010 mostravano Rocco Barbaro e il cugino Giuseppe Molluso con un fucile e una pistola.

Terreni che hanno fatto anche da scenario agli incontri tra le potenti famiglie locali, luoghi dove, secondo le inchieste, avvenivano affari e traffici di droga. La maxi operazione di smantellamento del 2006, seguita sotto stretto controllo dalle forze dell’ordine, non aveva però impensierito i proprietari che hanno continuato a costruire anche dopo i primi abbattimenti.

Poi, sono partite le lettere del Comune per ordinare di rimuovere le costruzioni abusive. Alcuni hanno provveduto, altri hanno lasciato passare il tempo. "Una lotta iniziata nel 2013, finalmente la legalità è ripristinata", ha commentato il vicesindaco Rino Pruiti (lista civica), presente durante le operazioni di ieri mattina. "Abusi che non intendiamo tollerare - aggiunge il sindaco Giambattista Maiorano (Pd) -. L’abbattimento ha soprattutto un valore simbolico: non esiste terra di nessuno qui".