Elettricista tuttofare dalla Valtellina al Kenya per "dare luce" ai bambini sieropositivi

Tutta la professionalità di Fabio Ciapponi al servizio di un villaggio in Africa

Fabio Ciapponi

Fabio Ciapponi

Sondrio, 18 gennaio 2017 - Dalla Valtellina al Kenya, per «dare la luce» a tanti bambini sieropositivi. Si è appena conclusa la prima missione di Fabio Ciapponi, titolare dell’omonima ditta di impianti elettrici a Sondrio. Rispondendo quasi per caso a una mail di un fornitore storico, il 49enne valtellinese è entrato a far parte di Esf, Elettrici senza frontiere, una costola della francese Electriciens sans frontières, a sua volta nata per servire le missioni di Médecins sans frontières. Dopo l’adesione, ci sono stati i colloqui e il reclutamento: Ciapponi avrebbe guidato la prima spedizione operativa di Esf Italia.

Carico di entusiasmo, ha fatto le valigie ed è partito, insieme al nipote Vittorio Ciapponi e a Stefano Sironi, direttore generale Esf Italia, alla volta dell’Africa, per mettere la sua professionalità a servizio del villaggio creato da Aina onlus children home. Situato a Nchiru, nel distretto di Meru, questo grande complesso di strutture, pari a tre campi da calcio cintati, composto da dormitori, centro medico, guest house, cucine, refettorio e scuole, esiste da otto anni e si occupa dell’accoglienza e della cura dei bambini sieropositivi.

«Al momento, sono 105 i piccoli ospitati di cui 4 diventati autoimmuni», spiega Ciapponi che, dal 30 dicembre al 15 gennaio, ha messo a disposizione il suo know how, riparando tutto quello che era guasto, installando la nuova illuminazione esterna, sistemando quella delle aule e facendo tutte le manutenzioni e le implementazioni necessarie. Per qualche settimana, ha vissuto a stretto contatto con una realtà completamente diversa dove «i bambini, anche quelli diventati autoimmuni, vengono trattenuti perché, di fatto, non avrebbero altra casa cui fare ritorno». Ci parla di Angel, la più piccina di soli due anni, «abbandonata nel pollaio in mezzo alle galline».

Vedere certe situazioni, toccarle con mano, cambia la vita. Stando lì, «si ribaltano paradigmi e priorità». A 1500 metri d’altitudine nell’entroterra keniota, le ragazze percorrono a piedi decine e decine di chilometri con anche 40 chili d’acqua sulle spalle, lo stipendio mensile non supera i 90 euro e in tantissime case manca l’elettricità. Ma, «nonostante tutti i problemi, si alzano e vanno a letto sempre col sorriso: hanno una gran voglia di vita», prosegue ricordando i bimbi del complesso- colonia che giocavano col cartone di imballo delle luci. «Quando null’altro c’è...».

Ciapponi era capo missione della parte tecnica, alla guida di un micro team versatile, in grado di occuparsi di qualsiasi cosa avesse a che fare con impianti ed energia. Prossimo step sarà l’installazione del fotovoltaico, per assicurare una parziale autonomia energetica. «A Sondrio c’è appena stato un blackout di poche ore e un terzo di città è andata nel panico, là, la “Kenya power” ogni lunedì toglie la corrente per un po’ di ore, ma dalle persone nemmeno un lamento. Senti solo “hakuna matata” (non ci sono problemi), oppure “si farà domani”. Sono abituati a procedere lentamente. Anche troppo, a volte». Il suo è stato volontariato puro, «non mi è pesato - conclude - anzi, vorrei tornare per assicurarmi che tutto funzioni a dovere e per proseguire. Ti riempie il cuore vederli contenti. Soprattutto i bambini». I più sono soli, entrano a due-tre anni nel villaggio e non escono fino alla conclusione del percorso di studi.