Cusano, moria di pesci nel Seveso inquinato

Il sospetto degli abitanti è che la colpa sia di un altro scarico abusivo

Il momento di magra del fiume non giustifica la moria

Il momento di magra del fiume non giustifica la moria

Cusano Milanino (Milano), 21 luglio 2016 - Soltanto venti giorni fa i risultati di un’inchiesta della Procura di Milano avevano messo nero su bianco gli esiti di una indagine inquietante sui veleni che scorrono tra le acque del fiume Seveso. In questi giorni la minaccia di un disastro ambientale pare essersi materializzata in una morìa di pesci che non ha precedenti. Nei giorni scorsi alcuni cusanesi si sono accorti che dalle sponde del fiume, in un momento di magra con le acque ridotte ai livelli più bassi, emergevano diverse decine di esemplari di pesci di fiume di piccole dimensioni. Tutti privi di vita. Lo scorso week end era sufficiente affacciarsi sulle sponde del fiume Seveso dalle vie del centro di Cusano per vedere distintamente i pesci morti a decine, rimasti prigionieri nelle pozze create a causa dell’acqua bassa.

Una moria davvero inquietante e apparentemente inspiegabile. Certamente non spiegabile con la scarsità di acqua che comunque continua a scorrere verso Sud. Non si è riusciti ad avere conferma ufficiale dei motivi di questa mattanza, ma è chiaro che la motivazione più plausibile è quella legata agli inquinanti che vengono periodicamente e copiosamente scaricati nel Seveso.

A quanto pare una segnalazione in questo senso sarebbe stata fatta anche ai carabinieri che operano lungo l’asta del Seveso, tra Como e Milano. Del resto l’indagine svolta dalla procura milanese ha evidenziato un rischio elevato di inquinamento del corso d’acqua. Le guardie forestali nei mesi scorsi hanno censito 1.505 scarichi che convogliano ogni tipo di liquido direttamente nel letto del fiume. Di questi ben 1.420 sono abusivi: non dovrebbero esistere.

Molto probabilmente da uno di questi è arrivata la «bomba» nociva che ha ucciso i pesci. Ed è a questo tipo di attività illegali che fanno riferimento gli abitanti del quartiere di via Papa Giovanni XXIII a Bresso che da mesi si battono per impedire che il Comune di Milano e la Regione Lombardia realizzino una vasca di contenimento delle acque del fiume nei periodi di piena. Il rischio è che i veleni del fiume siano convogliati in un grande lago proprio davanti alle loro case con conseguenze imprevedibili per la sicurezza sanitaria della popolazione residente.

La Regione Lombardia, contestualmente al lancio del piano anti esondazione del Seveso, che prevede la costruzione di quattro vasche di laminazione come quella in progetto a Bresso, si è impegnata anche a disinquinare il fiume, ma la strada appare tutta in salita.