Sesto, in strada dopo l’infarto: «Aiutatemi»

L’appello di un uomo di 62 anni cardiopatico, senza casa e lavoro

Gianfranco Tomè in ospedale

Gianfranco Tomè in ospedale

Sesto San Giovanni (Milano), 9 novembre 2016 - «Per i profughi ci sono alberghi e comunità. Per me, che ho 39 anni di onesto lavoro e una patologia cardiaca, c’è solo la strada». Pronunciate da un uomo di 62 anni, che dopo una vita di lavoro si è trovato a perdere la casa e anche la dignità, è difficile considerare razziste queste parole. Gianfranco Tomé la notte tra lunedì e martedì l’ha trascorsa accucciato in un angolo del pronto soccorso dell’ospedale di Sesto e poi in un androne del Multimedica, per sfuggire al freddo che rischia di ucciderlo e alle ispezioni dei servizi di guardia.

Gianfranco è un uomo solo che compirà 62 anni a marzo. Da circa un anno è senza casa, dopo che ha perso il lavoro di guardia giurata e progressivamente ha dovuto rinunciare a tutti i suoi averi. Ma nessuna istituzione pare volersi occupare di lui. Già prima dell’estate Tomé si era rivolto ai Servizi sociali di Sesto per chiedere una casa o un letto nel quale dormire. Dopo aver perso l’abitazione di Lainate perché non era più in grado di pagare, ha vissuto per alcuni mesi ospite di una famiglia sestese dove si è occupato di svolgere le pulizie e le commissioni in cambio di vitto e alloggio. In luglio, dopo che per una settimana aveva dormito su una panchina di via Saint Denis, è stato ricoverato d’urgenza in ospedale per un attacco cardiaco.

«Il mio cuore, già malato dopo che per 30 anni ho fatto la guardia giurata di notte, non ha retto alla vita di strada - racconta -. Sono disperato, frustrato e stanco. Dopo 39 anni di lavoro e un’invalidità del 75 per cento non ho nemmeno diritto alla pensione. Ora mi dicono che devo aspettare i 67 anni. Intanto non ho nemmeno i soldi per mangiare». Nemmeno l’aggravamento della sua condizione sanitaria è servito a smuovere i Servizi sociali. La burocrazia sembra avere la meglio sulla ragione e sulla solidarietà.

Dall’ospedale di Sesto, dove è rimasto ricoverato per la riabilitazione cardiaca fino al limite massimo consentito, hanno preso ad occuparsi di lui i volontari dell’associazione Gruppo accoglienza disabili di Cinisello. «Stiamo dialogando con tutte le istituzioni per cercare una soluzione - spiega Rachele Lo Muscio, del Gad di Cinisello -. Abbiamo richiesto l’aggravamento per il suo stato di salute e stiamo provando a presentare le pratiche per il prepensionamento, ma al momento ci è mancato qualsiasi tipo di assistenza. È assurdo che in una città come Sesto manchi un servizio di accoglienza per chi rimane solo ed ha problemi fisici conclamati».