La crociata contro gli idrocarburi: "Tuteliamo cittadini e produzioni"

Cinquantun sindaci portano il provvedimento regionale al Tar

Da sinistra Stefano Uggeri, consigliere delegato all’Ambiente di Lodi Vecchio, il sindaco di Parona Alberto Lorena, quello di Lodi Vecchio Alberto Vitale, di San Martino Alessandro Zocca alessandro, di Zinasco Massimo Nascimbene, di Travacò Domizia Clensi

Da sinistra Stefano Uggeri, consigliere delegato all’Ambiente di Lodi Vecchio, il sindaco di Parona Alberto Lorena, quello di Lodi Vecchio Alberto Vitale, di San Martino Alessandro Zocca alessandro, di Zinasco Massimo Nascimbene, di Travacò Domizia Clensi

San Martino Siccomario, 18 novembre 2017 - Si definiscono ‘un’armata Brancaleone’, perché contro la loro volontà si sono ritrovati a dover contestare un provvedimento della Regione. E, per combattere questa ‘battaglia’, si sono uniti al di là delle appartenenze politiche e geografiche. Trentun sindaci della provincia di Pavia e 20 del Lodigiano hanno sottoscritto un ricorso collettivo al Tar della Lombardia per l’annullamento della deliberazione con la quale si innalza il livello di idrocarburi ammessi. "Come amministratori chiediamo da mesi di trovare una soluzione al problema dell’uso nei terreni agricoli dei fanghi derivanti dagli impianti di depurazione - ha detto il sindaco di San Martino Alessandro Zocca -. I cittadini sono preoccupati: dall’agricoltura dipende quello che mangiamo e ciò che resta sui campi finisce nella falda. La risposta che abbiamo avuto non ci è piaciuta perché siamo passati dai 50 milligrammi per chilo di sostanza secca a 10mila, quando la Campania della ‘terra dei fuochi’ ne consente 1.000".

Il provvedimento, intervenuto in un momento di vacanza legislativa, secondo i primi cittadini è stato un po’ troppo frettoloso: "Non sono stati sentiti i territori. Province e Comuni sono stati tenuti fuori dal percorso". Di conseguenza è scattato il tam-tam tra i sindaci e la decisione di adire le vie legali. "Di fronte alla possibilità di presentare un ricorso - ha insistito Zocca - abbiamo sentito 91 amministrazioni pavesi e 50 lodigane raccogliendo 70 preadesioni. Per motivi pratici poi 51 hanno deciso di aderire, mentre gli altri sindaci firmeranno il ricorso ‘ad adiuvandum’". E magari altre amministrazioni si aggiungeranno perché si intendere estendere l’azione anche alle province di Cremona, Mantova e Brescia.

"Su questi temi non esistono confini - ha aggiunto il sindaco di Lodi Vecchio Alberto Vitale -. Dobbiamo tutelare i cittadini preoccupati per quello che mangiano e infastiditi dagli odori. Se questi rifiuti vengono portati in discarica, non devono superare i 500 milligrammi, se finiscono in agricoltura, i 10mila. Chi comprerà più il nostro riso di qualità in queste condizioni?". Il Pavese e il Lodigiano sono i territori più esposti a livello nazionale ai rischi correlati a uno spandimento incontrollato, perché registrano la più elevata concentrazione di impianti dedicati che trattano e spandono sul comprensorio delle rispettive province 420mila tonnellate l’anno per quanto riguarda Pavia e 60mila per Lodi che equivalgono al 10% del quantitativo nazionale e al 60% di quello regionale. Con la delibera i suoli agricoli regionali potrebbero ricevere in un anno più di 1.300 tonnellate di idrocarburi pesanti, di cui 840 solo nel Pavese. "Rischiamo di diventare il ricettacolo di tutta Italia" hanno sottolineato i sindaci. E come prossimo passo invieranno un appello al presidente del Senato Pietro Grasso, perché si uniformino le leggi regionali in materia.