Casa di riposo lager, anziani salvati dalle sevizie. Le violenze denunciate da due stagisti

Solo loro hanno avuto il coraggio di parlare. E i giudici che hanno condannato "il macellaio" li ringraziano di Mario Consani

Casa di riposo Segesta (NewPress)

Casa di riposo Segesta (NewPress)

di Mario Consani

Milano, 16 settembre 2014 - I colleghi lo chiamavano affettuosamente «macellaio». Secondo i giudici, che in primo grado l’hanno condannato a sei anni e mezzo di reclusione, ecco come l’assistente sanitario Giuseppe Cialdella trattava una delle anziane ospiti della residenza «S. Giorgio», malata di Alzheimer, dopo averla accompagnata in camera. «Prese con forza la magrissima e fragile donna - si legge nelle motivazioni della condanna - la sollevò di peso e la sbatté sul letto, facendole picchiare la testa contro le spondine e poi la tirò per i polsi che teneva strettamente serrati nella sua mano, facendole male». «Ho sentito dolore io», ha raccontato nell’aula del processo uno stagista che quel giorno assistette alla violenza proprio all’inizio di un periodo di tirocinio nella struttura convenzionata con il Comune di Monza. Ma il peggio doveva ancora arrivare: l’operatore «le mise poi una mano sul collo e le si gettò addosso, simulando un rapporto sessuale per venti o trenta secondi» e mentre la donna era tutta contratta, Josè Montealegre, un collega di Cialdella sopraggiunto in quel momento, «le tenne due cuscini sulla faccia, accennando a un ghigno, come per sfida». Quindi i due «ripresero con forza l’anziana donna, senza cambiarla, e la sbatterono sulla sedia a rotelle, tanto da toglierle il respiro; reclinarono la sedia a rotelle e tirarono con forza le cinture di contenzione, aiutandosi con i piedi sullo schienale fino a levarle il fiato per impartirle una “lezione”». La sua colpa era stata, poche ore prima, aver graffiato un’assistente che la stava cambiando. Cialdella e Montealegre (quest’ultimo condannato dal tribunale - presidente Anna Introini - a sette anni e otto mesi per maltrattamenti e violenza sessuale), non sarebbero stati però i soli, all’interno della struttura gestita dalla società Segesta, controllata dal gruppo francese Korian, a usare quei modi. Il processo si è chiuso a maggio con condanne anche per altri due operatori, Cesar Araujo, accusato di un tentativo di stupro sventato casualmente da un infermiere e Giuseppe Vitale, uno «scortese, aggressivo, brusco nei modi e che alzava la voce con i degenti», come ammettevano al cellulare i suoi stessi colleghi. Le vittime del gruppetto erano anziani ospiti presi a schiaffi e lasciati senza mangiare. Strattonati e umiliati. Quasi sempre insultati, messi a letto o lavati in malo modo, tra urla e risate di scherno. Lo scempio emerso dalle indagini riguardava tutti malati di Alzheimer o di demenza senile, «materiale umano delicato e fragile» come ricordò nella sua requisitoria il pm Giancarla Serafini. Condanne a cui si è giunti, sottolinea il giudice estensore delle motivazioni, Paola Braggion, solo grazie alle coraggiose testimonianze di due stagisti che dopo soli quattro giorni di tirocinio sentirono «la necessità e il dovere di denunciare quanto avevano visto presso la Rsa San Giorgio».

mario.consani@ilgiorno.net