Cittadino italiano ma nato in Istria, l’odissea burocratica dell’avvocato

Monza, le difficoltà di Francesco Mongiu a ottenere i documenti

Francesco Mongiu (Radaelli)

Francesco Mongiu (Radaelli)

Monza, 26 maggio 2017 - Quando la burocrazia ignora la storia e stravolge la geografia. Non ne può più Francesco Mongiu, avvocato monzese, nato a Pola, quindi profugo istriano, che però gli impiegati pubblici non sanno come collocare. Italiano, ma con un rapporto impossibile con i documenti. Tutta colpa del suo codice fiscale. Con quel documento è andato alla Motorizzazione per rinnovare la patente. Con un'anomalia e diversi ritardi: la burocrazia ignora che la legge dal 1989 impone di scrivere sui documenti solo il Comune di nascita, non la nazione al quale la città appartiene oggi o apparteneva all’epoca. Così, Mongiu si ritova sui documenti - a seconda di chi li scrive - come nato in Jugoslavia (lo stato che dal 1947 ha preso il controllo della città istriana), oppure in Croazia (lo stato nato dopo la dissoluzione della federazione), o in Serbia (di cui l’Istria non è mai stata parte). Qualcuno ha scritto anche che è nato in Polonia, perché la sigla della provincia di Pola, oggi PU, era PL. "Per ovviare a questi inconvenienti mi ero determinato ad avanzare al consolato jugoslavo una richiesta di doppia cittadinanza, come già avvenuto del resto per altri profughi istriani –  dichiara Francesco Mongiu - ma la domanda mi era stata rifiutata all’epoca dal Paese balcanico, avendo io prestato servizio militare come paracadutista in Italia negli anni Settanta, quando allora tra la Repubblica di Jugoslavia e l’Italia non correva buon sangue...".