Dan Peterson: "Olimpia, ti serve gente che ha fame"

La ricetta dello storico coach: "In campo bisogna lottare, i nomi non bastano mai"

Dino Meneghin, Dan Peterson e Bob Mc Adoo dopo la vittoria

Dino Meneghin, Dan Peterson e Bob Mc Adoo dopo la vittoria

Milano, 7 luglio 2017 - Inizia a dipanarsi qualche nebbia sul futuro dell’Olimpia Milano che dopo l’annuncio di Simone Pianigiani inizia a completare quello che sarà il suo roster della prossima stagione. Nulla ancora di ufficiale per quel che riguarda i nuovi acquisti, ma ormai Amath M’Baye, Patric Young e Davis Bertans sono delle certezze (oltre all’estensione del contratto di Kaleb Tarczewski), mentre negli ultimi giorni è uscito il nome di Vladimir Micov, ex Galatasaray, già visto in Italia per tre stagioni con Cantù, che potrebbe diventare la nuova ala piccola biancorossa, mentre sembra in uscita Krunoslav Simon che, nonostante il contratto con scadenza giugno 2018, potrebbe invece accasarsi all’Efes Istanbul, sempre in Eurolega. Chi di esperienza ne ha da vendere è sicuramente Dan Peterson, uomo Olimpia in tutto e per tutto, in questi giorni impegnato proprio al camp dei giovani dell’Armani Junior Program a Predazzo.

L’Olimpia sta costruendo la squadra, c’è sempre il dilemma sul discorso «squadra lunga o squadra corta». Se dovesse costruirla lei cosa farebbe?

«Parto dal presupposto che a me l’EuroLega così lunga non mi entusiasma perchè uccide i campionati nazionali. Però al momento così è, dunque bisogna confrontarsi con questo. In ogni caso bisogna fare una squadra concreta, 10 solidi giocatori, costruire un nucleo, ma per me non servono roster chilometrici. Però i giocatori devono essere veri, meglio spendere di più per un giocatore concreto che la stessa cifra per due normali. Io sono per la qualità. Ai giocatori piace giocare, nessuno sarà mai stanco quando gioca».

Il nuovo coach dell’Olimpia sarà Simone Pianigiani, che valutazione ne dà?

«Per me è un ottimo allenatore, ha vinto 6 scudetti in 6 anni in Italia ed ha portato Siena due volte alle Final Four di Eurolega. Ha preso una nazionale nel baratro e l’ha rivitalizzata dando spazio a giocatori che con lui sono molto cresciuti come Aradori, Cinciarini e Datome. Mi piace, è ambizioso e coraggioso. E anche l’ultimo risultato conseguito all’estero con l’Hapoel è importante».

La squadra è ancora incompleta, qual è l’identikit dei giocatori che servono a questa Olimpia?

«In Eurolega serve atletismo, questo è indubbio. Sennò ad un certo livello non si può giocare nel basket del 2017. Serve gente che corra con gambe e polmoni da vendere e soprattutto che siano affamati. Se non puoi prendere i campionissimi devi prendere giocatori affamati con voglia di emergere».

Anche se è da dicembre che non è più biancorosso, uno dei temi principali rimane quello di Alessandro Gentile. Adesso ha dovuto incassare anche la mancata convocazione in Nazionale. Può essere un punto di svolta?

«Sicuramente quella di questo ragazzo è stata un’annata da incubo per la quale dovrà fare un’esame di coscienza e fare di tutto per rovesciare quella che è stata la tendenza di questa stagione. Ha bisogno di ascoltare solo se stesso e ripartire».

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