Bambina di 42 giorni sbarca in Centrale: "Lo scafista ha preteso mille dollari"

Tra i 500 rifugiati giunti ieri a Milano c'era anche una famiglia di Homs di Enrico Fovanna

Emergenza profughi (Newpress)

Emergenza profughi (Newpress)

MIlano, 4 luglio 2014 - Dima ha 42 giorni e dorme con il sorriso degli angeli tra le braccia della mamma Nura, 30 anni, seduta sulla panchina in marmo della Stazione Centrale. L’inferno è alle spalle. Forse. Per lei, che prima di vedere un parco giochi ha traversato il mare su una chiatta. E per i suoi, papà Ghazi, ex muratore di 40 anni, e i tre fratelli di 11, 9 e 6 anni. Sono sbarcati tutti a Taranto tre giorni fa, dopo aver pagato 1.000 dollari a testa, neonata compresa, allo scafista libico partito da Tripoli. Uno che ha stipato 230 esseri umani, neonata compresa, in una bagnarola da cinquanta posti. Guadagnandosi così in pochi giorni il controvalore di un bilocale, sulla pelle dei profughi. «Veniamo da Homs - spiega il padre - la prima città bombardata da Assad. Quando la nostra casa è stat distrutta dai tank e dai caccia, oltre un anno e mezzo fa, siamo fuggiti con pochi bagagli verso la Libia. Dove la vita è risultata presto impossibile, torture, violenze, furti, umiliazioni continue». In Libia, spiega ancora l’uomo, la condizione di profugo non esiste e non conta. Conta solo quanti soldi ti sei portato dietro. "Così - aggiunge - quando ormai le condizioni di sicurezza per la famiglia erano venute meno, ci siamo affidati al mare. E lo scafista ha voluto i mille dollari anche per Dima, che aveva un mese". Un viaggio terribile, come raccontano tanti altri dei 500 arrivati ieri a Milano, molti dei quali colpiti da gastroenterite, tra loro anche un bambino e un anziano ricoverati al Niguarda. Ieri il viaggio verso l’Europa è finito per altre trecento persone, tra cui molti vecchi e bambini. Stremati, sfiniti dal continuo peregrinare, in molti dormono sui bagagli, rannicchiati negli angoli del piano ammezzato, dove ci sono due postazioni dei volontari che distribuiscono panini, acqua, farmaci e pannolini per i più piccoli. Prima di dirottarli in una struttura con un letto a testa. Una pediatra visita i casi più urgenti, "ma nessuno è grave" dice. "Di gravoso c’è solo il flusso di oggi, enorme, incontrollabile".

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